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Lunedì, 29 Aprile 2024
Il caso

Souvenir di mafia, stop sui traghetti gestiti dalla Regione: "Ma nelle città non si può vietare la vendita"

L'assessore Aricò, attraverso un'interlocuzione con Caronte&Tourist, ha bloccato il commercio di gadget che richiamano Cosa nostra sulle imbarcazioni dello Stretto. Ma sui singoli negozi privati non è possibile intervenire. Tamajo: "Condivido quanto fatto dal collega, gli esercenti siciliani evitino questi prodotti che mortificano l'Isola"

Stop ai souvenir legati alla mafia che ledono l'immagine della Sicilia. Per il momento il divieto è arrivato sui traghetti che collegano Messina e Villa San Giovanni, grazie a un intervento dell'assessore regionale alle Infrastrutture e alla mobilità Alessandro Aricò. Ma oltre questo è impossibile andare. Non si può infatti emanare un provvedimento generale per tutti i negozi dell'Isola. E' quanto emerge da una verifica fatta dal dipartimento delle Attività produttive, all'interno dell'assessorato guidato da Edy Tamajo.

"Non posso che essere d'accordo, riguardo alla iniziativa del collega di giunta, Alessandro Aricò", dichiara Tamajo. "Questi gadget - aggiunge - riportano immagini e scritte che risultano lesive della dignità dei siciliani onesti e laboriosi. Non si può accettare l’idea di rappresentare in questo modo una parodia grottesca e di basso profilo, per attrarre i turisti, consegnando loro un’immagine fortemente negativa della nostra Isola, che allude palesemente alla violenza e alla mafiosità. Dopo stragi, vittime ed impegno, per isolare la cultura mafiosa è triste constatare che la stessa e i suoi simboli possano diventare protagonisti, sia pure ironicamente, dei vari souvenir che si offrono ai turisti".

L'appello di Tamajo: "Basta vendere gadget che mortificano la Sicilia"

E dato che non è possibile intervenire sul libero mercato delle attività private, Tamajo rivolge un appello ai commercianti di tutta la Sicilia al fine di "evitare di vendere una tipologia di prodotti che oltre a essere lesiva per l’immagine siciliana è irrispettosa e mortifica la Sicilia intera.  E' un gesto importante: affermando la totale estraneità a qualunque versione dell’apologia del fenomeno mafioso e offrendo della Sicilia la giusta immagine".

L'intervento di Aricò sui traghetti dello Stretto

La t-shirt con "Il Padrino", le statuette del mafioso e della mafiosa. Sono solo alcuni dei souvenir che si trovano in tutta l'Isola. Basta fare un giro a Palermo tra i negozietti di corso Vittorio Emanuele per rendersene conto. Gli stessi oggetti erano esposti in uno shop sul traghetto della Caronte&Tourist che fa la spola fra la Sicilia e la Calabria, come denunciato sui social con un video dal cantante Mario Incudine. In seguito, ieri pomeriggio, è arrivata la nota dell'assessore Aricò: "Seppure la tratta dello Stretto non è svolta nell’ambito di un contratto con la Regione siciliana - ha spiegato - siamo comunque intervenuti immediatamente presso Caronte&Tourist per chiederne la rimozione. Ringraziamo i vertici della società per aver agito con altrettanta tempestività presso i terzi che hanno in affitto gli shop sulle loro navi".

Aricò ha anche annunciato che la stessa posizione sarà adottata in futuro dal governo Schifani "includendo nei nuovi contratti che seguiranno alla procedura negoziata per l’affidamento dei servizi di collegamento con le isole siciliane, un comma con cui si vieta la vendita a bordo delle navi di qualsivoglia oggetto che possa mortificare il riscatto della Sicilia rispetto a stereotipi che fanno ormai parte del suo passato e che i siciliani fortemente rigettano".

Il fenomeno del "mafia sounding"

Il tema è ancora più ampio e prende il nome di "mafia sounding", se si allarga il campo ad altri settori merceologici e se si esce dalla Sicilia. Da tempo è in corso, a tal proposito, una campagna di Coldiretti, che oggi "plaude alla decisione della Regione siciliana che ha vietato la vendita di souvenir con immagini riferite alla mafia sul traghetto Sicilia-Calabria".

Coldiretti, in questi anni, ha "catalogato" una lunga serie di etichette di prodotti e nomi di ristoranti legati al "mafia marketing": "In Bulgaria si beve il caffè Mafiozzo - denuncia Coldiretti - gli snack Chilli Mafia, invece, si possono comprare in Gran Bretagna, mentre in Germania si trovano le spezie Palermo Mafia shooting, a Bruxelles c’è la salsa SauceMaffia per condire le patatine e la SauceMaffioso, mentre in America, nel Missouri, si vende la salsa Wicked Cosa Nostra. In terra tedesca - continua Coldiretti – si beve anche il Fernet Mafiosi, con tanto di disegno di un padrino, mentre sul collarino della bottiglia è addirittura raffigurata una pistola, sotto la scritta Stop!. Ma c’è anche il vino Syrah Il Padrino prodotto nella Santa Maria Valley California da Paul Late. Su internet è poi possibile acquistare il libro di ricette The mafia cookbook o comprare caramelle sul portale www.candymafia.com".

Secondo Coldiretti, "al gravissimo danno di immagine del mafia marketing si aggiunge la beffa dello sfruttamento economico del Made in Italy in una situazione in cui la contraffazione e la falsificazione dei prodotti alimentari italiani solo nell’agroalimentare ha ormai superato i 120 miliardi di euro, quasi il doppio delle esportazioni, e che costa all’Italia trecentomila posti di lavoro".

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