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Cronaca

"Rimborsopoli", chiusa l'inchiesta per quattro ex consiglieri comunali

I pubblici ministeri Alessandro Macaluso e Santo Fornasier hanno fatto notificare l'avviso di conclusione delle indagini preliminari

La Procura, nonostante il vaglio di gip e riesame abbia escluso la sussistenza indiziaria di molte accuse, non arretra e conclude l’inchiesta denominata "Rimborsopoli". I pubblici ministeri Alessandro Macaluso e Santo Fornasier, in queste ore, stanno facendo notificare gli avvisi di conclusione delle indagini preliminari per quattro componenti dell’ex consiglio comunale e una quinta persona: il presidente provinciale di Confartigianato Francesco Giambrone, 62 anni. I politici indagati sono gli ex consiglieri comunali Alfonso Vassallo, 33 anni; Francesco Picone, 39 anni; e Antonino Cicero, 57 anni; e Alfonso Mirotta, 49 anni, riconfermato al consiglio e capogruppo dell’Ncd.

Le accuse contestate sono di falso e truffa. Con la notifica del provvedimento i difensori (gli avvocati Daniela Posante, Tanja Castronovo, Alfonso Neri, Salvatore Pennica, Salvatore Guagliardo e Stefano Catuara) hanno venti giorni di tempo per chiedere un nuovo interrogatorio o produrre delle memorie. Il passo successivo potrebbe essere la richiesta di rinvio a giudizio. I filoni di indagine sono tre e sono confluiti in un unico fascicolo.

Le prime accuse riguardano il ricorso alla firma falsa sulla delega per partecipare alle commissioni. Delega scritta che, peraltro, non sarebbe stata neppure necessaria in base al regolamento. Mirotta, Picone e Vassallo sono indagati per falso e truffa perché avrebbero usato delle deleghe con firme false di altri consiglieri, ottenendo il diritto al rimborso del gettone. Picone è accusato di avere truffato il Comune per 5.300 euro, Mirotta per 1.157, Vassallo per 5.130. 

Poi c’è la vicenda legata all’assunzione di Vassallo, diventato segretario provinciale di Confartigianato, il 7 luglio del 2012, tre settimane dopo essere stato eletto consigliere. Secondo gli inquirenti l’assunzione, “predisposta da Giambrone”, sarebbe stata fittizia.

Contestazione diversa per Cicero che, secondo l’accusa, trasferì fittiziamente la residenza a Palermo per ottenere i rimborsi per le spese del viaggio: in totale circa 30mila euro.

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