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Lunedì, 29 Aprile 2024
Giustizia amministrativa

Marciapiede rischia di crollare, ma l'ordinanza è "sproporzionata" e incompleta: privato non dovrà pagare i lavori

Il Tar si è pronunciato sul ricorso presentato dalla società Tas, proprietaria di un noto albergo in città, oggetto di un provvedimento del Municipio che è stato però ritenuto appunto carente

Lavori di consolidamento e messa in sicurezza del marciapiede di via Crispi e del sottostante muro di via La Malfa, il Comune "batte cassa" al privato ma sbaglia l'ordinanza: il Tar annulla l'obbligo di intervenire e pone tutto a carico delle casse pubbliche.

I fatti riguardano un provvedimento firmato dal Municipio alcuni mesi fa e che riguarda la messa in sicurezza del muro di contenimento di via La Malfa su cui è poggiato il marciapiede di via Crispi da anni soggetto a gravi fenomeni di dissesto tanto da essere inibito con transenne.

L'ente aveva agito contro la società Tas, che gestisce l'Hotel della Valle e che ha in uso il parcheggio ricavato proprio ai piedi di quest'area di frana. Un'ordinanza che imponeva entro 60 giorni a privato ed ente proprietario dell'area a mettere in sicurezza la zona, anche se, diceva il Municipio, quest'ultimo era di "incerta attribuzione".

Una richiesta a cui la Tas ha risposto "picche", rivolgendosi al Tar che ha adesso dato ragione al privato. I giudici amministrativi, chiarito che l'area è d proprietà del Dipartimento al Turismo (che dal 2003 l'ha concessa a Vincenzo Sinatra, amministratore della società e suocero del deputato di Forza Italia Riccardo Gallo Afflitto), hanno infatti precisato che "se è vero che, astrattamente, il soggetto destinatario di ordinanza contingibile e urgente non deve essere necessariamente il proprietario dell’area, ma è sufficiente che ne abbia la materiale disponibilità, essendo questo il presupposto logico e materiale per l’esecuzione degli interventi per la rimozione della situazione di pericolo, è altrettanto vero che in una situazione quale quella per cui è causa, nessun elemento depone per la individuazione della responsabilità della ricorrente, la quale, peraltro, non è neanche oggetto di discussione".

Inoltre, dicono i giudici, il "provvedimento si mostra non corredato da adeguata istruttoria sulla base della quale ben avrebbe potuto (e dovuto) il Comune di Agrigento individuare nella proprietà pubblica del bene – qui altrettanto incontestata – i connessi obblighi di protezione e sicurezza dell’incolumità pubblica e privata".

Iinoltre i giudici hanno ritenuto che possa essere sproporzionata la responsabilità attribuita al privato, a cui non può essere contestata "alcuna omessa attività di prevenzione".

Starà adesso quindi alla Regione predisporre gli interventi di consolidamento del versante. Nella speranza che, nel frattempo, la gravità non sia più veloce della burocrazia. 

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