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Il caso / Racalmuto

Indagato per maltrattamenti vuole vedere il figlio minorenne: 41enne si incatena davanti la caserma dei carabinieri

La protesta: "Sono sottoposto alla sorveglianza, ma non mi hanno mai tolto la patria potestà. Farò lo sciopero della fame finché non mi faranno sentire il mio bambino"

Si è incatenato perché non riesce più a vedere, né sentire, il figlio tredicenne. Vigilia di Natale difficile da vivere e sopportare per un racalmutese 41enne che, reclamando la possibilità di sentire il figlio minorenne, si è incatenato davanti la caserma dei carabinieri di corso Garibaldi a Racalmuto. Due anni fa, il racalmutese è stato denunciato, alla Procura della Repubblica di Agrigento, per violenza sessuale, maltrattamenti in famiglia, minaccia aggravata e lesioni personali. Reati che l’uomo avrebbe commesso – stando all’accusa formalizzata all'inizio del dicembre del 2021 – in danno della moglie, casalinga, di 39 anni. La donna, all'epoca, venne - visto che era stato arrivato l'iter del codice "rosso" - allontanata dall’abitazione e venne collocata in una struttura protetta, una casa per donne vittime di violenza. 

"Da due anni non sento più mio figlio. Sono sottoposto alla sorveglianza, ma non mi hanno mai tolto la patria potestà - ha raccontato il racalmutese (di cui si omettono, nonostante la protesta su pubblica strada, le generalità perché, come deontologia impone, va tutelato il minorenne, ma anche la presunta vittima delle ipotesi di reato contestate al racalmutese) - . Farò lo sciopero della fame finché non mi faranno sentire, non dico vederlo e incontralo, mio figlio. Non ho fatto nulla a mio figlio, la lite è stata fra me e mia moglie e il processo non è finito".

Il racalmutese, difeso dall'avvocato Ninni Giardina, è, di fatto, sottoposto ad una misura di prevenzione (la sorveglianza ndr.) che, seppur blanda, è prevista nelle more della definizione del dibattimento. "E' giusto tutelare la donna, ma è necessario procedere velocemente a livello giudiziario - ha detto il racalmutese - perché sono, al momento, condannato per quello che non ho fatto. Pago le conseguenze" - conclude, facendo riferimento al fatto di non poter vedere, né sentire il figlio minorenne, il racalmutese - . 

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