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Domenica, 28 Aprile 2024
Tribunale / Porto Empedocle

Tentato omicidio a sprangate in testa: due condanne e due assoluzioni

Il giudice esclude per tutti i quattro imputati l'accusa di rissa: i due feriti riportarono un grave trauma cranico, uno dei quali con emorragia cerebrale

Quattro anni e 10 mesi di carcere per l'accusa di tentato omicidio, assoluzione per quella di rissa. Queste le decisioni del giudice per l'udienza preliminare di Agrigento, Stefano Zammuto, nel processo a carico di due coppie di fratelli che avrebbero dato vita a una scazzottata sulle rampe delle scale della palazzina dove abitavano nel "quartiere degli indiani" di Porto Empedocle, ovvero nei pressi della strada statale 115 nord dove si trova la cementeria.

La condanna è stata decisa per Bruno Pagliaro, 32 anni e il fratello Cristian, 37. I due imputati sono stati assolti dall'accusa di rissa come i fratelli Salvatore e Marco Davide Racinello, 29 e 27 anni, ai quali non si contestata il tentato omicidio e, quindi, sono stati scagionati del tutto. 

Rissa e tentato omicidio a sprangate: chieste 4 condanne

L'episodio al centro del processo, per il quale per poco non ci scapparono due morti, risale al 13 marzo dell'anno scorso. I fratelli Racinello, secondo la ricostruzione dei fatti, in un primo momento avrebbero aggredito Cristian Pagliaro per un banale contrasto non del tutto messo a fuoco che sembrerebbe riconducibile a litigi condominiali. Il fratello Bruno sarebbe arrivato in un secondo momento con due spranghe di metallo. I due Racinello, evidentemente sprovvisti di armi, hanno avuto la peggio e sono stati selvaggiamente picchiati e colpiti alla testa. Entrambi hanno riportato un trauma cranico: Marco Davide rischiò di morire per un'emorragia cerebrale. 

Gli imputati sono vecchie conoscenze degli inquirenti per varie vicende. Bruno Pagliaro, nel 2012, è stato arrestato nell'ambito dell'operazione antimafia "Nuova Cupola" e in seguito è stato accusato di avere fatto parte di un traffico di droga sgominato con l'inchiesta "Hardom": in entrambi i casi è stato assolto. Il gip, per questi fatti, lo aveva posto da subito agli arresti domiciliari con l'applicazione del braccialetto elettronico. 

Gli accertamenti successivi, eseguiti dai carabinieri, hanno portato a ipotizzare che, colpendo alla testa i due rivali con una spranga, i fratelli Pagliaro volessero ucciderli. Tesi che è stata recepita dal giudice che, al contrario, ha escluso la rissa.  

Il pubblico ministero Paola Vetro aveva chiesto la condanna per tutte le imputazioni ovvero tre anni per Salvatore Racinello, 3 anni e 4 mesi per Marco Davide Racinello, 6 anni per Bruno Pagliaro e 8 anni e 4 mesi per il fratello Cristian. Tutte le richieste, peraltro, erano ridotte di un terzo per effetto del giudizio abbreviato.

I difensori (i fratelli Racinello erano assistiti dall'avvocato Luigi Troja, i Pagliaro da Vincenza Gaziano, Antonino Gaziano e Teres'Alba Raguccia) avevano replicato dando una diversa versione dei fatti. In mattinata il giudice ha emesso la sentenza.

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