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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Tangenti in cambio di finanziamenti, la difesa insiste: "Intercettazioni nulle"

Un'altra eccezione preliminare dell'avvocato Gioacchino Genchi, con cui chiede ai giudici di dichiarare inutilizzabili gran parte delle conversazioni, fa slittare l'inizio del dibattimento scaturito dall'inchiesta "Giano bifronte"

Intercettazioni sempre a rischio al processo a carico di diciassette imputati dell'inchiesta "Giano Bifronte", che ipotizza un giro di tangenti in cambio della concessione di prestiti a tasso agevolato da parte dell'Irfis, istituto di credito di cui la Regione è unico azionista.

La difesa, dopo che la Procura ha depositato, su ordine dei giudici, tutti i decreti di autorizzazione delle intercettazioni, ha replicato sostenendo che sono inutilizzabili. Fra tutti, in particolare, ha preso la parola l'avvocato Gioacchino Genchi che, per circa un'ora, ha sostenuto che non possono essere utilizzate perchè "disposte nell'ambito di altri procedimenti e, inoltre, le proroghe non sono legittime".

La questione sarà affrontata e risolta il 10 maggio: prima dell'udienza il pubblico ministero Paola Vetro replicherà con una memoria e gli altri difensori interverranno, per iscritto, sempre sul tema.

L’inchiesta ruota attorno a due personaggi chiave: il funzionario dell'istituto Paolo Minafò, 53 anni, palermitano, e il consulente del lavoro Antonio Vetro, 48 anni, di Favara. Vetro, secondo l’accusa, avrebbe ideato un sistema corruttivo che si serviva della società di consulenza Intersystem srl di cui lui era amministratore e Minafò sarebbe stato socio occulto. I soldi delle “mazzette”, poi, sarebbero stati spartiti.

Le tangenti, necessarie perché in caso contrario la richiesta di finanziamento sarebbe stata bloccata con un pretesto oppure scavalcata dalle altre che erano state presentate dagli imprenditori che avevano pagato la “bustarella”, sarebbero state mascherate con delle consulenze all'Intersystem.

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