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Sabato, 27 Aprile 2024

Migranti, navi ong e "porto sicuro": ecco cosa dice il diritto internazionale e perché la Sicilia resta la regione più esposta

AgrigentoNotizie, cercando di fare chiarezza su quello che è un tema politico tanto dibattuto, ha ascoltato il docente universitario Rosario Fiore

Mentre è in corso una sorta di "braccio di ferro" fra Italia e Francia per accogliere i 234 migranti che sono a bordo dell'Ocean Viking che sembrava, nella serata di martedì, viaggiare verso la Francia, la commissione Europea chiede lo sbarco immediato, nel più vicino luogo di sicurezza, di tutte le persone soccorse: la situazione a bordo della nave ha raggiunto un livello critico e deve essere affrontata con urgenza per evitare una tragedia umanitaria. In tutta la penisola, ma in Sicilia e nell'Agrigentino soprattutto, si continua a discutere però intanto, e non soltanto fra gli addetti alla politica, di "porto sicuro" sì e "porto sicuro" no.

Ma cosa dice il diritto internazionale? Qual è il "porto sicuro"?

AgrigentoNotizie ha provato a fare chiarezza incontrando, a Porto Empedocle: che già in passato è stato assegnato più volte quale porto sicuro alle navi ong, il docente universitario Rosario Fiore. "Le norme internazionali pongono l'obbligo del salvataggio di coloro che sono in pericolo in mare. E' un obbligo cogente che prevale sulla legislazione interna. Il 'porto più vicino' è quello geograficamente più vicino a dove è avvenuto il salvataggio. Il 'porto sicuro' è il luogo dove le operazioni di soccorso si possono definire compiute - ha spiegato il docente universitario Rosario Fiore - . Le operazioni di soccorso possono definirsi compiute nel momento in cui non soltanto ai migranti viene fornita assistenza sanitaria, ma dove le procedure di richiesta di asilo politico e rifugiato possono trovare accoglimento. E' corretto dire che il punto di primo approdo è lo Stato della bandiera della ong, ma la Corte europea dei diritti dell'uomo ha specificato che una nave può essere considerata 'porto sicuro' nel momento in cui la nave può garantire le operazioni di identificazione e di riconoscimento dello status di rifugiato o asilo politico". 

Di fatto, visto che i salvataggi avvengono, per la maggior parte, nel Canale di Sicilia, il "porto sicuro" è sempre e solo la Sicilia. "Vi è un ulteriore principio che vige nel diritto del mare: le ong, nel momento in cui procedono al salvataggio, anche in base alle condizioni meteo avverse, possono, a prescindere dai divieti, - ha concluso il docente universitario di diritto internazionale, Rosario Fiore, - possono entrare nel nostro mare territoriale e possono considerare la Sicilia come 'porto sicuro'".  

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