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Domenica, 28 Aprile 2024
Ex Provincia

In smart working ma “trasferito”, il caso di Maurizio Puccio sul tavolo del ministro della disabilità

Il dipendente del Libero consorzio comunale di Agrigento è stato costretto a lavorare a 70 chilometri dall’ufficio in cui ha prestato servizio da circa 20 anni

Il Governo nazionale mette la lente d’ingrandimento sul caso di Maurizio Puccio, il soggetto disabile al cento per cento, dipendente del Libero consorzio comunale di Agrigento (ex Provincia), trasferito in un luogo di lavoro distante 70 chilometri dall’ufficio in cui prestava servizio da circa 20 anni. Tutto questo dopo che, a seguito della riconferma da parte del medico competente della propria amministrazione dello status di “soggetto fragile”, aveva chiesto (come previsto dalla legge) di poter lavorare in smart working.

La ministra della disabilità Alessandra Locatelli è stata coinvolta in prima persona: sarà lei infatti a valutare se e con quali modalità accendere i riflettori del proprio dicastero sui fatti esposti. 

Maurizio Puccio, nelle settimane scorse, aveva scritto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e all’ispettorato territoriale del lavoro agrigentino. Ma ancora prima si era rivolto alle Procure della Repubblica di Sciacca ed Agrigento per segnalare quelli che lui ritiene degli “abusi commessi in suo danno”. 

A pochi giorni di distanza dalle sue segnalazioni gli è stato rinnovato il “lavoro agile” ma, con provvedimento a firma della propria dirigente, è stato assegnato ad un diverso ufficio dell’ente che ha sede ad Agrigento. Quindi è stato di fatto “trasferito” a 70 chilometri dal proprio luogo di lavoro e residenza. Trasferimento che Maurizio Puccio ritiene “illegittimo”, in violazione degli articoli 21 e 33 della legge 104, in quanto posto in essere nei confronti di un soggetto disabile e per il quale ha reiteratamente chiesto spiegazioni all’amministrazione che però non sono mai pervenute.

“Quest’ultimo provvedimento di trasferimento – evidenzia Maurizio nella lettera alla ministra della disabilità – oltre che configurare una sorta di beffa potrebbe essere letto anche in chiave ritorsiva”.

Tra gli episodi che ha sottoposto all’attenzione della Ministra vi sono la “ferma opposizione” della propria dirigente alla propria candidatura sindacale in favore di altri soggetti più vicini alle posizioni politiche della stessa, la mancata riconferma dello smart working nonostante il proprio status invalidante e di handicap e di dipendente fragile con l’attestazione del medico fiduciario dell’ente, l’essere stato costretto a ritornare in ufficio a prestare servizio in presenza (dove era ancora “consigliato” l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale che non gli vennero consegnati, tanto da essere colto da malore e soccorso in codice rosso dall’ambulanza del 118 per essere trasportato all’ospedale di Sciacca, la mancata concessione del rinvio contrattualmente previsto delle ferie al fine di potere assistere la coniuge ricoverata e che di lì a poco si sarebbe dovuta sottoporre ad un delicato intervento chirurgico fuori provincia, il proprio collocamento in “ferie d’ufficio” (Puccio sostiene che in quella circostanza fu l’unico dipendente della sede di Sciacca ad essere sottoposto a tale provvedimento nonostante le valide e motivate ragioni rappresentate), il demansionamento nelle funzioni subito nel luogo di lavoro, ed ancora – come detto - il trasferimento di sede lavorativa da Sciacca ad Agrigento: 70 chilometri di distanza dalla sede e residenza del nucleo familiare.

Infine Puccio denuncia la condizione di “isolamento” nella quale è stato relegato durante lo smart working: un giorno soltanto, dopo diverse ore di lavoro alla sua consolle di lavoro, si sarebbe reso conto che era stata disposta la chiusura straordinaria degli uffici dell’ente perché nessuno gliela aveva comunicata. 

“Tutti episodi – sostiene Maurizio Puccio – che, oltre a turbare profondamente il mio stato d’animo e generare uno stato di paura, mi hanno anche indotto a presentare domanda di pensionamento anticipato, con grave ripercussione e danno economico, pur di sfuggire a questo stato di frustrazione, ansia e paura. Tengo a precisare - conclude - che non ho interessi personali e non sono un soggetto dedito al protagonismo. Questa vicenda ha creato in me uno sconvolgimento delle abitudini familiari. Il mio interesse è collettivo e coinvolge tutti i soggetti disabili che come me o peggio di me si trovano nelle stesse condizioni, senza voce e nel silenzio, costretti a subire vessazioni per il solo fatto di trovarsi in uno scalino gerarchico inferiore”.

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