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Sabato, 27 Aprile 2024
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Un anno di Antimafia, la relazione di Cracolici: "Il modello dell'Agenzia beni confiscati non funziona"

Il presidente della commissione ha illustrato l'attività dell'organismo parlamentare: "Dopo l'arresto di Messina Denaro rischiava di passare l'idea che, arrestati i grandi boss, Cosa nostra fosse sconfitta. Le evidenze ci dicono l'esatto contrario: l'organizzazione è ancora capillare così come il pizzo"

Da un lato una mafia che "continua a essere forte e presente in maniera capillare in Sicilia" e dall'altro uno dei deterrenti per combatterla, quello dell'aggressione al patrimonio dei boss, che "non funziona". Sono alcuni dei temi messi in evidenza da Antonello Cracolici, presidente della commissione Antimafia dell'Assemblea regionale siciliana, che ha illustrato oggi in Aula la relazione su un anno di attività dell'organismo parlamentare. A Sala d'Ercole anche il governatore siciliano, Renato Schifani (Qui la relazione completa).

Cracolici: "Il modello dell'Agenzia beni confiscati non funziona"

"Il modello organizzativo dell'Agenzia nazionale dei beni confiscati non funziona. La gran parte del territorio siciliano è gestito dagli uffici che hanno sede in Calabria, mentre Palermo, Trapani e Agrigento fanno riferimento alla sede dell'Agenzia che è a Palermo, con modelli amministrativi che in alcuni casi differiscono l'uno dall'altro. E' un tema da affrontare, occorre sistematizzare e affrontare i nodi di difficoltà amministrativa".

"La Sicilia è la regione con il più alto numero di beni immobili confiscati, circa il 60 per cento. Così come alto è il numero di imprese tolte ai boss, ma allo stesso tempo nell'Isola registriamo un livello di mortalità di queste aziende pari al 98%, un dato inaccettabile", ha aggiunto Cracolici. "Molte delle imprese confiscate ai boss nascono solo per riciclare denaro - ha proseguito -, ma ci sono anche aziende in cui lavorano decine e decine di persone. Il rischio è che quando queste imprese falliscono passi un messaggio pericolosissimo: che con la mafia si lavora e con lo Stato si vivono grandi difficoltà".

Un cenno anche a quei "segnali che ci preoccupano" come il fatto che "mai come adesso in molti territori si è diffuso il possesso di armi persino in ambienti insospettabili. La cronaca ci consegna un pericoloso modello di comportamenti anche tra i giovanissimi. Come il caso di un 17enne che prima di andare in discoteca si è munito di una pistola. Avere un arma è diventato in alcuni casi uno status symbol. Si diffonde la mafiosità come stile di vita".

Cracolici: "Mafia e pizzo sempre capillari"

Per quanto riguarda Cosa nostra in generale, Cracolici ha fatto presente che "dopo l'arresto di Messina Denaro rischiava di passare l'idea che, arrestati i grandi boss, la mafia fosse sconfitta, fosse un fenomeno sempre più marginale. Le evidenze ci dicono l'esatto contrario: la mafia continua a essere forte e presente in maniera capillare in Sicilia".

Il controllo del territorio viene esercitato soprattutto attraverso le estorsioni. "La caratteristica che emerge - ha sottolineato Cracolici - è che il fenomeno del pizzo è meno virulento ma più capillare: il motto è 'pagare meno per far pagare tutti'. In alcuni casi le evidenze investigative dimostrano che caratteristiche inedite del fenomeno estortivo: non c'è solo paura, ma una vera e propria disponibilità degli estorti a mettersi a posto, a cercare gli estortori, a mettersi a disposizione". L'estorsione per Cosa nostra non è solo, ha detto Cracolici, "raccogliere denaro illecito, ma una forma di affermazione di presenza". Secondo il presidente della commissione Antimafia "il pizzo è utilizzato per affermare chi comanda, le famiglia a cui occorre fare riferimento e alle forme classiche si va sostituendo un sistema con forniture alle imprese. Oggi la mafia rilascia persino la fattura alle imprese".

Schifani: "Su contrasto alla mafia la politica non può dividersi"

Dopo la relazione illustrata da Cracolici è intervenuto Schifani: "Ho sempre detto sul contrasto alla mafia la politica non può e non deve dividersi perché così facendo si fa un favore alla mafia. Oggi in quest'Aula registro un clima responsabile. Ho ascoltato con grande interesse la relazione di Cracolici, che ha fatto un'analisi e anche delle proposte. Questa è la politica che mi piace: confrontarsi su un tema su cui dobbiamo essere pronti a non fare sconti a nessuno, mai abbassare la guardia". 

Il governatore ha poi aggiunto: "Cracolici cita il record di sequestri in Sicilia, un record che è stato possibile grazie alla norma introdotta, quando ero in Parlamento, sul sequestro per equivalente. La mafia si combatte aggredendo il patrimonio perché l'arresto fa parte quasi del pedigree del mafioso, essere stato in carcere per un mafioso è quasi un titolo, il sequestro del patrimonio li fa impazzire".

"Facile riempirci la bocca dicendo che dobbiamo restituire alla società i beni confiscati, ossia quello che è stato sottratto illecitamente - ha proseguito Schifani - ma dobbiamo farlo attraverso un'amministrazione giudiziaria che abbia la possibilità finanziaria e strutturale di amministrare quei beni e poi trasferirli. Mi confronterò con Irfis per verificare la possibilità di una misura che possa abbattere il tasso di interesse per le aziende in amministrazione giudiziaria, che spesso finiscono nella black list delle banche".

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