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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

La vita e la morte sbarcano a Porto Empedocle, l'appello unanime: "Non accada mai più"

Presenti in banchina, oltre al prefetto e ai rappresentanti delle forze dell'ordine, i sindaci di Agrigento, Porto Empedocle e Palma di Montechiaro dove le salme verranno tumulate. L'arcivescovo: "Questa tragedia deve inquietare le nostre coscienze"

Lo Scirocco soffiava forte, ed era anche fastidioso, sul molo di Porto Empedocle quando, lentamente, le bare hanno iniziato a lasciare il tir, con cella frigoriferia, con il quale sono state imbarcate e sbarcate dal traghetto "Sansovino". Allineate sulla banchina Todaro, i sindaci di Agrigento, Porto Empedocle e Palma di Montechiaro (paese che darà, nel proprio cimitero, una degna sepoltura alle donne dell'ultima strage) hanno faticato, e non poco, a collocare i mazzi di fiori su ogni feretro. Il vento caldo - nella maggior parte dei presenti - è stato il simbolo dello scompiglio delle anime. Perché il quel canale di Sicilia, o anche quasi sotto la costa di Lampedusa, si continua a morire. 

"Abbiamo semplicemente fatto quello che ritenevamo giusto. Il prefetto ci ha chiesto di ospitare queste sette anime e Palma di Montechiaro ha risposto presente, ritenendo il gesto minimo e doveroso per la tragedia verificatasi in un mare che e' un cimitero a cielo aperto" - ha detto, mentre il traghetto stava ormeggiando, il sindaco di Palma di Montechiaro Stefano Castellino giunto a Porto Empedocle dove sono sbarcati i 7 feretri delle donne che hanno perso la vita nel naufragio di ieri fra Lampedusa e Lampione. "Prima o poi l'Italia e l'Europa dovranno chiedersi - ha aggiunto Castellino - come fare per porre fine a questo fenomeno che non può essere lasciato in mano alla criminalità organizzata, ma va gestito nel modo migliore possibile, evitando che uomini donne e bambini perdano la vita in modo cosi tragico".

L'omaggio alle vittime del naufragio

Il prefetto: "Ci auguriamo sia l'ultima volta"

"Commemoriamo questa sera le 7 donne ripescate in mare dopo il naufragio di ieri. Non è la prima volta, ci auguriamo però che sia l'ultima" - ha detto, invece, sempre mentre il traghetto Sansovino stava ormeggiando, il prefetto Maria Rita Cocciufa - . "La macchina dei soccorsi è sempre operativa. Continuano le ricerche dei possibili superstiti - ha aggiunto il prefetto - ma senza alcun esito. Non è la prima volta, ma non ci si abitua mai. Le salme andranno a Palma di Montechiaro visto che il sindaco ha dato disponibilità per tutte e 7 le salme". Alla cerimonia e benedizione, svoltasi sulla banchina Todaro, hanno preso parte tutti i rappresentanti delle forze dell'ordine: polizia, carabinieri, guardia di finanza, guardia costiera. Toccante il momento in cui il comandante del traghetto ha onorato, con un suono ripetuto e prolungato, le salme. In contemporanea, dall'altra parte del molo, c'erano 97 ospiti dell'hotspot, trasferiti appunto in mattinata, che stavano lasciando - mascherina anti-Covid sul volto e busta di plastica alla mano - la motonave. La vita, quella dei 97 che proveranno a percorrere una strada di speranza. E la morte, quella delle sette donne che non sono mai riuscite a toccare la frontiera di auspicata rinascita.  

L'arcivescovo: "Cronaca di una morte annunciata"

"E' stata la cronaca di una morte annunciata. Adesso dobbiamo cambiare lo sguardo sul Mediterraneo. Queste donne, di cui non conosciamo i nomi, sono entrate nella beatitudine. Beati coloro che sono in cammino verso la giustizia, un cammino che non ha etichetta se non il fatto che siamo tutti fratelli e sorelle". Lo ha detto l'arcivescovo di Agrigento, monsignor Alessandro Damiano. "Non conosciamo le loro storie, - ha aggiunto - chi attendeva queste donne, chi le ha perse. Questo deve inquietare le nostre coscienze".

La comunità islamica: "Garantire un accesso sicuro a chi ha bisogno d'aiuto"

"Nessuno di noi sa i nomi o le nazionalità di queste vittime. Spero mai più di vedere le salme dei nostri fratelli, è una tragedia che mette sulle spalle di ognuno di noi una grande responsabilità affinché non accada mai più - ha detto, a margine della benedizione dei feretri, Kheit Abdelhafid, presidente comunità islamica di sicilia e vice presidente dell'unione delle comunità islamiche d'Italia - . Dobbiamo garantire un accesso sicuro per questa gente disperata che ha bisogno di essere accolta e aiutata". 

(Aggiornato alle ore 22,27)

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