Uccise compaesano che lo aveva aggredito con un'ascia, i legali: "Fu legittima difesa"
Gli avvocati dell'ottantenne Vincenzo Galiano replicano al pm che ha chiesto la condanna a 24 anni per omicidio premeditato. "Baldassare Contrino era ubriaco e violento, per questo andava in giro armato"
"Ha sparato per salvarsi, è stata legittima difesa. Non aveva alcuna alternativa, neppure la fuga, visto che gli era stata bloccata la porta dell'auto". Gli avvocati Antonino Gaziano e Calogero Vetro replicano così al pubblico ministero Chiara Bisso che aveva chiesto la condanna a 24 anni dell'ottantenne favarese Vincenzo Galiano, reo confesso dell'omicidio di Baldassare Contrino, ucciso a 73 anni il 2 luglio del 2018, a colpi di pistola.
L'imputato, in ogni caso, ha sempre ribadito di essersi difeso dall'ennesima aggressione, con tanto di colpi di ascia in testa. L'omicidio è avvenuto in contrada Caltafaraci, fra Agrigento e Favara. Contrino si trovava su un trattore e stava lavorando nella sua campagna. Galiano, secondo il pm Bisso che contesta la premeditazione, sapendo che avrebbe trovato il suo rivale là, prese la pistola, lo raggiunse e gli sparò al torace uccidendolo.
"Ha fatto un percorso diverso", ha sottolineato. Galiano ha sempre sostenuto di essere stato aggredito dalla vittima, sia il giorno dell'omicidio che in passato: una violenza gratuita, in parte confermata da alcuni parenti e conoscenti dei due protagonisti durante il dibattimento, dettata forse dal fatto che era spesso ubriaco. "Andava in giro con la pistola - hanno replicato i difensori - perchè temeva la violenza del suo rivale. Non poteva fare altro che sparare". Il 25 maggio la Corte di assise presieduta da Alfonso Malato emetterà il verdetto.