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Inchiesta "Stipendi spezzati" / Licata

"Pizzo sulla busta paga", responsabili di una coop a processo

Tre imputati sono stati rinviati a giudizio con l'accusa di estorsione: a capo della Suami c'era l'imprenditore ed ex presidente del consiglio comunale di Favara, Giuseppe Lupo, ucciso in un bar il giorno di Ferragosto: uno dei giudici è incompatibile

A processo con l'accusa di estorsione ai danni dei dipendenti: il giudice per l'udienza preliminare del tribunale di Agrigento, Stefano Zammuto, nei mesi scorsi ha disposto il rinvio a giudizio di tre dei sei imputati dell'inchiesta "Stipendi spezzati" che ipotizzava un collaudato sistema di “pizzo” sulla busta paga dei dipendenti di una cooperativa di Licata che gestiva delle comunità per disabili psichici.

Il processo doveva iniziare questa mattina ma il presidente della prima sezione penale Alfonso Malato, che doveva celebrare il dibattimento, si è astenuto facendo presente di essere incompatibile dopo avere trattato il caso, negli anni scorsi, nella fase delle indagini preliminari in qualità di gip. 

Il pubblico ministero Gloria Andreoli aveva chiesto sei rinvii a giudizio.

I dipendenti della coop Suami, secondo quanto ipotizza il pm, avrebbero accettato il sistema del “cavallo di ritorno” per evitare il licenziamento. Prima gli sarebbe stata imposta la decurtazione dei soldi da restituire in contanti, poi sarebbero stati obbligati ad aprire un conto corrente e consegnare carta bancomat e codice pin ai propri datori di lavoro. L’operazione "Stipendi spezzati" è stata eseguita nel 2017 dai carabinieri di Licata.

Sotto accusa erano finiti Salvatore Lupo, 45 anni, di Favara, amministratore unico della cooperativa Suami che gestisce una comunità per disabili psichici (finita peraltro al centro di un’altra inchiesta per maltrattamenti che, di recente, ha portato ai rinvii a giudizio) ucciso il giorno di Ferragosto in un bar di Favara, Maria Barba, detta Giusy, 39 anni, ex moglie di Lupo, ritenuta la responsabile di fatto delle due sedi operative della struttura; Rosa Sferrazza, 70 anni, di Favara, considerata la “prestanome” di Lupo dal febbraio del 2016; Caterina Federico, 38 anni, di Licata, presunta responsabile di fatto dal 2008 al 2016 di una delle sedi operative della cooperativa; Veronica Sutera Sardo, 34 anni, di Agrigento, assistente sociale delle cooperative e Linda Modica, 54 anni, di Licata, operatrice della struttura. Lupo, Barba, Federico, Sferrazza e Sutera Sardo sono accusati di associazione a delinquere.

Per la sola Modica il gup aveva disposto il non luogo a procedere per avvenuta prescrizione. Lupo, che sarebbe stato ucciso dall'ex suocero Giuseppe Barba, non sarà processato in quanto morto dopo la richiesta di rinvio a giudizio. Il giudice, nei suoi confronti e nei confronti di Sferrazza, ha emesso una sentenza di non luogo a procedere "per morte del reo".

Gli altri tre imputati sono finiti a processo. L'udienza è stata aggiornata al 12 settembre per individuare un collegio che potrà celebrare il dibattimento. 

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