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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Favara

"Uccise compaesano violento dopo continue liti", niente nuove prove al processo di appello

La Corte rigetta la richiesta della difesa di sentire due militari del Ris per fare emergere ulteriori dettagli sull'arma che Vincenzo Galiano avrebbe usato per uccidere Baldassare Contrino

No dei giudici della Corte di assise di appello di Palermo a riaprire l'istruttoria del processo a carico di Vincenzo Galiano, 81 anni, di Favara, condannato in primo grado a 22 anni per l’omicidio premeditato di Baldassare Contrino, ucciso a 73 anni il 2 luglio del 2018, a colpi di pistola. 

I difensori dell'imputato, gli avvocati Antonino Gaziano e Calogero Vetro, avevano chiesto di acquisire la testimonianza di due militari del Ris per introdurre nuovi elementi legati all'uso dell'arma. I giudici hanno ritenuto la prova non necessaria e hanno rinviato il processo al 3 maggio per la requisitoria del sostituto procuratore generale Claudia Bevilacqua.

L'imputato, che ha ammesso di avergli sparato, ha sempre sostenuto che, quella mattina, per strada, lo incontrò casualmente - quindi non fu un omicidio premeditato - e fece fuoco dopo essere stato aggredito a colpi di ascia alla testa. 

Un omicidio consumato dopo numerosi contrasti violenti: l’imputato e i suoi difensori hanno sostenuto che Galiano era stato aggredito più volte e senza motivo da Contrino e, quella mattina, aveva fatto fuoco per legittima difesa. 

L'omicidio è avvenuto in contrada Caltafaraci, fra Agrigento e Favara. Contrino si trovava su un trattore e stava lavorando nella sua campagna. Galiano, secondo quanto accertato dai giudici, sapendo che avrebbe trovato il suo rivale là, prese la pistola, lo raggiunse e gli sparò al torace uccidendolo. 

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