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Domenica, 28 Aprile 2024
Il concerto

“Alla mia età sogno ancora d’innamorarmi”: Massimo Ranieri si racconta sotto i templi tra canzoni e intime confessioni

A Piano San Gregorio 2 ore di spettacolo che hanno celebrato l’amore e la vita ricordando che non bisogna mai rinunciare a pensare in grande. Con un consiglio a vivere di più la realtà vera, “a vedere cosa c’è fuori” senza barricarsi dentro la gabbia effimera dei social

Il sogno per Ranieri è tutto, è ragione di vita, è un concetto quasi ridondante che viene ripetuto dall’inizio alla fine del suo spettacolo in maniera quasi ossessiva. Ieri sera, al teatro Valle dei templi, a Piano San Gregorio, il cantautore partenopeo si è raccontato al pubblico come in una chiacchierata tra amici, con canzoni ed intime confessioni. Forse in maniera un pò distaccata dal contesto, quasi procedendo a memoria come se fosse lo show televisivo - visto recentemente su Rai Uno e che porta lo stesso titolo - di cui questo concerto è una naturale declinazione. O come il libro, pubblicato circa 2 anni fa, che s’intitola sempre “Tutti i sogni ancora in volo” e che cita una frase della sua canzone più famosa (“Perdere l’amore”, ndr).

Distaccato dal contesto dicevamo - ma comunque appassionato e autentico, mai finto - perché Ranieri è stato l’unico artista, fino a questo momento della stagione, che non ha fatto cenno alla Valle dei templi che lo sovrastava. La parola “Agrigento” non è stata mai pronunciata e nulla è stato detto sulle “unicità” del pubblico di casa. Nulla di contestabile, intendiamoci, ma questo aspetto è mancato, se non altro perché è ormai abitudine consolidata sentirne parlare dall’artista di turno. Nessun riferimento neanche a Toto Cutugno scomparso pochi giorni prima, come forse ci si aspettava.

Il concerto di Massimo Ranieri al teatro Valle dei templi

Ranieri ha quasi raggiunto il ragguardevole traguardo dei 60 anni di carriera e l’esperienza, la padronanza del palco ne hanno dato ampia dimostrazione. Era il 1964 quando il cantautore napoletano andò per la prima volta in scena: “Dal primo giorno che ho messo piede su un palcoscenico - ha raccontato - avrò inciso circa 2mila canzoni. Il 90 per cento di esse parlano sempre e solo di una cosa: l’amore. Qualcuno dirà: ‘e vabbè è normale perché l’argomento piace e lo fai per motivi commerciali’. Invece no. Io quelle canzoni le canto perché parlano dell’unica cosa che conta nella vita. Vi confesso che sono innamorato dell’amore. Mi piace proprio assai. Con l’amore ci farei l’amore. E a quell’emozione non ci voglio rinunciare, neanche alla mia età. Neanche ora che ho 52 anni - dice sorridendo (di anni ne ha 72) - voglio smettere di farlo”.

Il concerto entra così nel vivo e si capisce subito che l’ossatura è legata, ma non potrebbe essere altrimenti, all’ultimo album del 2022 intitolato, anche quello, “Tutti i sogni ancora in volo” che contiene 12 inediti scritti da grandi autori contemporanei. Buona parte delle canzoni proviene dunque da questa raccolta: “Canzone con le ruote”, “Di me di te”, “Asini”, “Questo io sono”, “Dopo il deserto”. Ed ancora “Lettera al di là del mare” che Ranieri presentò a Sanremo 2022. Nel mezzo alcuni brani del passato come “Vent’anni”, “Resta cu’mme”, “La vestaglia”, “Tutte le mie leggerezze”, “Se bruciasse la città”, “Ti parlerò d’amore” e l’immancabile “Rose rosse”. 

“Io sogno ancora di trovare l’amore della mia vita”: Ranieri lancia l’amo e il pubblico non tarda ad abboccare con la compagine femminile che si fa avanti. “Eh ma…Sono troppo vecchio per te”, risponde lui con la prevedibile battuta. “Io sono un fan dell’amore a prima vista, un vero e proprio ultrà del colpo di fulmine. Quando m’innamoro lo capisco subito e rimango senza fiato. E’ come se si fermasse il cuore per qualche secondo. Che poi in realtà è l’esatto contrario: è il cuore che ricomincia a battere dopo tanto tempo che è stato fermo. Il colpo di fulmine lo sogno ancora oggi, tutti i giorni. Giro l’angolo ogni mattina e spero di trovarmi davanti la donna della mia vita. Non è facile. Ho provato pure a cambiare orario. Ma insisto e non perdo la speranza. Una volta ho comprato una bici per amore. Per me le bici non sono mai esistite. Io sono un patito di macchine. Se non avessi fatto il cantante, probabilmente avrei fatto il guardamacchine. Ma io quella ragazza la volevo portare in bici: noi due soli, in mezzo al traffico di Roma. Rischiavamo di essere investiti ogni momento, ma ne valeva la pena. Quando capita bisogna acchiapparlo al volo l’amore. Bisogna sempre tenersi pronti ad accoglierlo a braccia aperte”.

Dopo una breve parentesi per omaggiare Renato Carosone con l’immancabile evergreen “Tu vuò fà l’americano”, in cui Massimo ha sfoggiato un’invidiabile forma fisica ballando e salendo pure sopra la coda del pianoforte, ecco la riflessione sul periodo storico che stiamo vivendo e su come la “socialità” sia cambiata o, dipende dai punti di vista, polverizzata.

“E’ sempre bello sognare ad occhi aperti, ma ogni tanto, con gli stessi occhi, bisogna guardare in faccia le cose come stanno. E come stanno? Viviamo in un tempo molto strano. Apparentemente abbiamo tutto, siamo bombardati dalla mattina alla sera di messaggi, informazioni ed immagini. Sembra tutto facile. Basta premere un tasto e facciamo tutto, siamo liberi di essere noi stessi. Ma noi stessi chi? E poi liberi da che cosa? Io sinceramente sento che c’è qualcosa che non va. Quando stavo a Napoli, nel quartiere popolare Santa Lucia, da bambino passavo le ore nella mia stanzetta all’ultimo piano. Era fredda ma da lì si vedeva il mare. Mi godevo lo spettacolo. Oggi hanno costruito tanti palazzi e il mare non si vede più. Ripensandoci bene mi pare che il problema di questi tempi stia tutto lì: tra noi e la realtà, quella vera e non quella virtuale, è stato costruito un muro come quella lunga fila di palazzi. Ma il mare c’è ancora. Basta cercarlo uscendo dalle nostre case. Come avete fatto voi stasera che siete venuti qui e che per me siete degli eroi.

Un tempo tutto questo era una cosa normale. Andare a vedere cosa c’è fuori, incontrarsi e confrontarsi, conoscere se stessi e gli altri. Ora si sta a casa tra social e serie televisive. E’ diventato un lavoro. Anzi, per essere più precisi, uno smart working. Allora io dico: molto meglio uscire, andare a teatro, entrare in una libreria, visitare una mostra e magari scoprire che il mare sta ancora lì”.

Apoteosi per “Perdere l’amore”, quando nessuno dei 3.500 presenti si è sottratto al desiderio di cantarla a squarciagola.

Canzone perfetta per chiudere lo spettacolo, ma il “bis” era d’obbligo: quindi largo alla musica napoletana con “Pigliate na pastiglia” e “Anema e core” prima dei saluti finali.

Prossimo appuntamento domenica 27 con Francesco Renga e Nek.

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