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Sabato, 27 Aprile 2024
Ridurre i rischi

Un nuovo farmaco riduce il colesterolo del 50%: come funziona

Si somministra con un'iniezione ogni tre mesi, ed agisce inibendo una specifica proteina nel fegato per abbassare il livelli di LDL nel sangue e ridurre il rischio cardiovascolare

Per ridurre il rischio di eventi cardiovascolari, come infarto e ictus, è fondamentale tenere bassi i livelli di colesterolo cattivo (LDL) nel sangue. Ma, sebbene il colesterolo sia un fattore di rischio modificabile, ridurlo in maniera efficace e sostenuta nel tempo è ancora una sfida. Ad oggi il trattamento standard prevede la prescrizione della statina, un farmaco che inibisce la produzione di colesterolo nel fegato riducendone i livelli nel sangue. Tuttavia, nonostante la documentata efficacia delle statine, numerosi pazienti non riescono a raggiungere i livelli raccomandati, oppure non tollerano la terapia. Pertanto, per i soggetti ad alto rischio cardiovascolare, che non rispondono alla terapia standard, è disponibile da qualche anno una nuova classe di farmaci: gli inibitori della proteina PCSK9, che aiutano l’organismo a ridurre fino al 70% i livelli plasmatici di colesterolo LDL. Ma, a differenza delle statine che sono disponibili come farmaci orali, gli inibitori di PCSK9 vengono somministrati solo con iniezioni ogni 2 o 4 settimane, generando barriere al loro utilizzo.

Ad affiancare i farmaci già disponibili potrebbe presto arrivare un nuovo inibitore di PCSK9 (recaticimab) da somministrare ogni uno/tre mesi. "Studi precedenti - ha affermato l'autore principale dello studio Xin Du, professore di Cardiologia al Capital Medical University di Pechino (Cina) - hanno rilevato che dal 30% al 40% delle persone ha interrotto le attuali terapie PCSK9, somministrate ogni 2 o 4 settimane, durante o dopo sei mesi dall'inizio del trattamento. Un dosaggio più flessibile con recaticimab, somministrato fino a ogni 12 settimane, potrebbe aumentare la percentuale di persone con alti livelli di colesterolo cattivo di attenersi al trattamento raccomandato per abbassare i livelli di colesterolo cattivo e ridurre il rischio di malattie cardiache". I risultati della sperimentazione sono stati presentati all’American Heart Association Scientific Sessions 2023, conclusasi il 13 novembre a Philadelphia (USA).

Cosa agiscono gli inibitori di PCSK9

I farmaci inibitori di PCSK9 si legano e inattivano la proteina PCSK9 (Proprotein Convertase Subtilisin/Kexin type 9) sulle cellule presenti nel fegato per abbassare il colesterolo cattivo. I livelli di colesterolo nel sangue vengono regolati dai recettori delle LDL (LDLReceptor) che sottraggono le LDL alla circolazione sanguigna e le trasportano nelle cellule del fegato che poi provvedono ad eliminarle. A controllare il numero di questi recettori nel sangue è la proteina PCSK9, che ha il ruolo di distruggere le LDLReceptor. Cosa fanno gli inibitori di PCSK9? Inibiscono il funzionamento della proteina PCSK9 affinché il fegato assorba più colesterolo LDL, eliminandolo dal flusso sanguigno, e riducendo così i rischi che ostruisca le arterie e provochi eventi cardiovascolari.

Quando vengono somministrati

Gli inibitori di PCSK9, come dimostrato dagli studi clinici, riducono i livelli di LDL di almeno il 50-70%, vengono somministrati per iniezione sottocutanea (in genere ogni 2 o 4 settimane) e sono molto ben tollerati. Il loro utilizzo è indicato nei soggetti con ipercolesterolemia familiare severa, ad alto rischio cardiovascolare, nei quali il trattamento con statine + Ezetimibe (farmaco prescritto in aggiunta alla statina per inibire l'assorbimento intestinale del colesterolo) non ha raggiunto i livelli target di LDL. Le linee guida dell’American Heart Association raccomandano un target di colesterolo inferiore a 100 mg/dl nella maggior parte degli adulti e inferiore a 70 mg/dl nelle persone ad alto rischio che hanno già avuto un infarto, un ictus o che presentano forme genetiche di colesterolo alto.

Ad oggi sono tre gli approcci terapeutici approvati o in sviluppo clinico per l’inibizione della proteina PCSK9: gli short interfering RNA (siRNA) per PCSK9 che agiscono riducendo la sintesi di PCSK9 (come Inclisiran), gli anticorpi monoclonali anti-PCSK9 e il vaccino anti-PCSK9.

Lo studio

Lo "Studio REMAIN-2" di fase 3 è stato condotto, tra giugno 2021 e marzo 2023, in Cina su 689 persone (con un’età media di 56 anni) con ipercolesterolemia non familiare e iperlipidemia mista (aumento del colesterolo e dei trigliceridi). Circa il 69% dei partecipanti presentava un ispessimento o un indurimento delle arterie e tutti presentavano livelli anormalmente elevati di colesterolo cattivo nonostante la terapia con statine ad alta intensità. I ricercatori hanno quindi testato sui partecipanti la sicurezza del nuovo inibitore di PCSK9 (recaticimab) e la sua efficacia nell’abbassare il colesterolo cattivo in aggiunta alla terapia standard.

Poiché il farmaco è stato somministrato a dosi e intervalli diversi, i partecipanti sono stati divisi in tre gruppi: uno ha ricevuto 150 mg di recaticimab o un'iniezione di placebo ogni 4 settimane; un altro ha ricevuto 300 mg di recaticimab o un'iniezione di placebo ogni 8 settimane; un altro ha ricevuto 450 mg di recaticimab o un'iniezione di placebo ogni 12 settimane. "Sebbene esistano diverse statine - hanno sottolineato i ricercatori - tutti i partecipanti a questo studio stavano assumendo atorvastatina o rosuvastatina, quindi l'impatto dell'aggiunta di recaticimab ad altre statine potrebbe differire".

Una somministrazione ogni 3 mesi riduce il colesterolo del 50%

I risultati della sperimentazione hanno dimostrato che ad ogni dosaggio/intervallo, recaticimab ha abbassato il colesterolo cattivo fino al livello target entro 24 settimane, e questi livelli sono stati mantenuti a 48 settimane. Nello specifico, nel gruppo che ha ricevuto l’iniezione ogni 4 settimane il colesterolo cattivo si è ridotto del 62%, nel gruppo che ha ricevuto l’iniezione ogni 8 settimane il colesterolo si è ridotto del 59%, mentre nel gruppo che ha ricevuto l’iniezione ogni 12 settimane il colesterolo si è ridotto del 51%.

Per quanto riguarda gli effetti collaterali, si è verificato arrossamento e dolore nel sito di iniezione nell’84% dei pazienti. "Poiché tutte le dosi e le frequenze avevano efficacia e sicurezza simili, questo potrebbe un giorno fornire ai pazienti e ai medici opzioni più flessibili", ha detto Du.

Il farmaco riduce anche i trigliceridi

Lo studio ha dimostrato che il farmaco è in grado di ridurre anche altri tipi di lipidi associati alla cardiopatia aterosclerotica, come: la lipoproteina(a), responsabile per il trasporto del colesterolo nel flusso sanguigno, ridotta del 29-40%; l’apolipoproteina B, una proteina coinvolta nel metabolismo dei lipidi, ridotta del 42-53%; il colesterolo totale (ad eccezione del "colesterolo buono" o HDL) ridotto del 44-55%. "Recaticimab ha ridotto questi parametri lipidici chiave in modo simile ad altri inibitori di PCSK9, fornendo un'ulteriore prova dei profondi benefici del trattamento nonostante un dosaggio meno frequente", ha affermato Du.

Studi in corso e futuri

"Ulteriori studi saranno condotti per esplorare i possibili benefici di recaticimab nel ridurre il rischio cardiovascolare", ha detto Du. Intanto, è in fase di completamento uno studio separato, "REMAIN-3", per determinare se recaticimab riduce il colesterolo cattivo nelle persone che hanno l’ipercolesterolemia familiare, una malattia genetica che causa livelli elevati di colesterolo cattivo e aumenta il rischio di sviluppare malattie cardiache o di avere un attacco di cuore in giovane età.

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