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Alimenti confezionati

I cibi ultraprocessati aumentano il rischio di cancro a bocca, gola ed esofago

Secondo una nuova ricerca, il consumo di questi alimenti aumenta del 23% il rischio di sviluppare il cancro a testa e collo e del 24% il rischio di sviluppare il cancro all'esofago

La dieta della popolazione mondiale include sempre di più cibi "ultraprocessati" (dall’inglese ultra-processed food o UPF). Il termine UPF è stato coniato dal ricercatore in nutrizione, Carlos Monteiro, e si riferisce a quel gruppo di alimenti frutto di ripetute lavorazioni industriali che sono un concentrato di grassi, sale, zucchero e additivi vari, e hanno pochi micronutrienti e fibre. Si tratta per lo più di alimenti confezionati e pronti per essere riscaldati o consumati direttamente, piacevoli al palato e che si conservano a lungo, ma che possono causare seri problemi alla salute, dato il loro profilo nutrizionale malsano.

Negli ultimi anni diversi studi hanno analizzato come chi si alimenti con gli UPF corre maggiori rischi di sviluppare obesità, dislipidemie, diabete, malattie cardiovascolari e cerebrovascolari, ed alcuni tipi di cancro, anche se gli effetti variano a seconda della quantità, della qualità e dalla frequenza dei consumi. A tal proposito uno studio pubblicato nel 2022 sul British Medical Journal ha dimostrato come assumerne troppi cibi ultraprocessati può aumentare il rischio di tumore del colon anche del 30%. Ora una nuova ricerca dell'Università di Bristol e dell'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), ha scoperto che consumare più alimenti ultra-processati può aumentare anche il rischio sviluppare tumori del tratto aerodigestivo superiore (compresi bocca, gola ed esofago). I risultati sono stati pubblicati sull'European Journal of Nutrition. 

Cosa sono i cibi ultraprocessati

Sono preparazione industriali che contengono generalmente 5 o più ingredienti (per esempio sale, zucchero, coloranti, additivi), e spesso sono frutto dall’elaborazione di sostanze (grassi, amidi, ecc) estratte da alimenti più semplici. Rientrano in questa categoria piatti pronti e surgelati, zuppe instantanee, bevande zuccherate, torte e merendine confezionate, patatine in busta, bibite, ecc. In alcuni casi sono ultraprocessati anche alimenti erroneamente considerati salutari, come i cereali per la colazione, gli yogurt dolci alla frutta o i cracker. "Questi alimenti - hanno spiegano i ricercatori dell'articolo pubblicato sul British Medical Journal - sono in genere ricchi di zuccheri aggiunti, grassi e amido raffinato che alterano la composizione del microbiota intestinale, ovvero i microrganismi che colonizzano il nostro intestino, contribuendo tra l’altro all’aumento di peso e all’obesità".

Per riconoscere questi alimenti bisogna leggere attentamente l’etichetta riportata sulla confezione: se vengono riportati 5 o più ingredienti, insieme a un elevato contenuto di grassi, zuccheri e sale, è molto probabile che si tratti cibi ultraprocessati. Paradossalmente anche frasi sulla confezione come "ad alto contenuto di fibre" o "fonte di proteine" e campagne di marketing aggressive devono indurre alla cautela.

I cibi ultraprocessati e rischio di cancro del tratto aerodigestivo superiore

I ricercatori dell'Università di Bristol e dello IARC hanno analizzato i dati relativi alla dieta e allo stile di vita di 450.111 adulti seguiti per circa 14 anni. I risultati hanno mostrato che mangiare il 10% in più di UPF aumenta del 23% il risxhio di sviluppare il cancro alla testa e al collo e del 24% il rischio di sviluppare l'adenocarcinoma esofageo (un tumore dell'esofago). Secondo gli autori l’obesità, causato dal consumo di questi cibi, spiegherebbe solo una piccola parte dell'associazione tra consumo di cibi ultraprocessati e rischio di sviluppare umori del tratto aerodigestivo superiore. In poche parole, l'aumento di grasso corporeo non è l'unico fattore da considerate. 

"Gli UPF - spiega Fernanda Morales-Berstein, ricercatrice presso l'Università di Bristol e autrice principale dello studio - sono stati associati all'eccesso di peso e all'aumento del grasso corporeo in diversi studi osservazionali. Ciò ha senso, poiché sono generalmente gustosi, conveniente ed economico, favorendo il consumo di porzioni abbondanti e un numero eccessivo di calorie. Tuttavia, è stato interessante notare che nel nostro studio il legame tra il consumo di UPF e cancro del tratto aerodigestivo superiore non sembrava essere ampiamente spiegato dall'indice di massa corporea e rapporto vita-fianchi".

Cosa rende i cibi ultraprocessati così nocivi

A spiegare l’associazione tra cibi ultraprocessati e cancro del tratto aerodigestivo superiore, potrebbe essere anche la presenza in questi alimenti di additivi (sostanze impiegate nell'industria alimentare durante la preparazione, lo stoccaggio e la commercializzazione dei prodotti) tra cui emulsionanti e dolcificanti artificiali (che sono stati precedentemente associati al rischio di malattie), e contaminanti derivanti dall’imballaggio degli alimenti e dal processo di produzione.

A tal proposito Fernanda Morales-Berstein ha aggiunto che - poichè il grasso corporeo spiega solo in parte il legame tra consumo di UPF e rischio di cancro del tratto aerodigestivo superiore - concentrarsi esclusivamente sui trattamenti dimagranti, incluso l'uso di Semaglutide, potrebbe non aiutare nella prevenzione dei tumori del tratto aerodigestivo superiore legati al consumo di questi alimenti.

Il legame tra cibi ultraprocessati e i casi di morte accidentale

Dallo studio è emersa anche una strana associazione tramaggior consumo di cibi ultraprocessati e aumento del rischio di morti accidentali, che è altamente improbabile che sia causale. "Gli UPF - spiega George Davey Smith, direttore dell'Unità di epidemiologia integrativa MRC presso l'Università di Bristol, e coautore dell’articolo - sono chiaramente associati a molti esiti avversi per la salute, ciononostante non è ancora chiaro se siano la causa o se fattori sottostanti come comportamenti legati alla salute e la posizione socioeconomica siano responsabili di tale associazione".

A tal proposito, Inge Huybrechts, responsabile del team di esposizioni e interventi sullo stile di vita presso la IARC, ha aggiunto che sono necessari ulteriori studi a lungo termine per confermare questi risultati, considerando anche le abitudini alimentari contemporanee. I dati dietetici utilizzati per lo studio sono stati infatti raccolti negli anni '90, quando il consumo di UPF era ancora relativamente basso. "Ulteriori ricerche - ha continuato - sono necessarie per identificare altri meccanismi, come gli additivi alimentari e i contaminanti, che potrebbero spiegare i collegamenti osservati".

Gli ultraprocessati vanno consumati occasionalmente

Ciò che è emerso da questo come da altri studi precedenti riguardo l'associazione tra consumo più elevato di UPF e aumento del rischio di sviluppare il cancro supporta le raccomandazioni sulla prevenzione del cancro che includono a seguire una dieta sana, ricca di cereali integrali, verdure, frutta e fagioli. Vista l’impossibilità di definire al momento frequenze di consumo adeguate degli alimenti ultraprocessati, nelle linee guida nutrizionali ci si è limitati a suggerirne un consumo occasionale limitato magari a eventi particolari. 

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