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Lunedì, 29 Aprile 2024
La protesta

Strade provinciali malridotte e quasi tutte vietate ai ciclisti, associazioni scrivono al Prefetto: “Negato il diritto allo sport”

Colpiti anche coloro che si spostano con le bici elettriche per altre esigenze. Tra i divieti contestati figura il tratto che da San Leone conduce alla riserva di Punta Bianca e che fa parte di un importante itinerario ciclo-turistico

Son ben 15 le associazioni, con circa 400 tesserati, che sono letteralmente “insorte” dopo la rimodulazione e il collocamento dei divieti di circolazione per i velocipedi a cura dell’ufficio tecnico del Libero consorzio comunale di Agrigento. Disposizioni che di fatto, secondo le associazioni che per questo hanno inviato una lettera aperta al prefetto di Agrigento, Filippo Romano, limitano notevolmente la possibilità di effettuare sport in bicicletta sulla quasi totalità delle strade provinciale del comprensorio agrigentino.

“Già in passato - si legge nella lettera - allo scopo di arginare le numerose richieste di risarcimento danni pervenute dai ciclisti incappati nelle tantissime insidie stradali, l'ufficio tecnico provinciale aveva adottato un'iniziativa analoga che, però, a differenza di quella odierna, aveva riguardato soltanto le strade effettivamente mal ridotte. Oggi, invece, assistiamo ad una collocazione indiscriminata che prescinde dalle condizioni del manto stradale e che riguarda quasi tutte lestrade provinciali che collegano i diversi centri abitati della provincia.

Considerato che l'Ente provinciale è tenuto ad effettuare la manutenzione delle strade, a noi pare che la strategia di chiusura costituisca una vera e propria forzatura. Per arginare le richieste di risarcimento e limitare la responsabilità dell'Ente, basterebbe collocare i segnali di pericolo di ‘strada dissestata’ e quelli più stringenti che fissano i limiti di velocità.

Prescindendo dalle ragioni sottese alle scelte dell’ufficio tecnico provinciale e alle possibili soluzioni, non possiamo fare a meno di evidenziare che la collocazione a tappeto dei divieti di circolazione per i velocipedi si traduca in una intollerabile contrazione del diritto all'esercizio della pratica sportiva del ciclismo che, ormai nel nostro territorio, coinvolge migliaia di persone.

Inoltre, impedendo il trasferimento in bicicletta da un paese ad un altro dalle città alle frazioni, si comprime anche il diritto alla libera circolazione dei cittadini, molti dei quali utilizzano al bicicletta con pedalata assistita per recarsi al lavoro”.

In particolare il presidente di una delle associazioni scriventi, Fabio Rizzo dell’Asd Olimpia, spiega che la quasi totalità delle strade provinciali che collegano i vari centri abitati della provincia “sono interessati, senza un’apparente ragione, dai divieti di circolazione per le biciclette. E non potendo più uscire ‘legalmente’ dai confini del centro abitato, i ciclisti sono ormai impossibilitati a svolgere l’attività sportiva, oppure sono costretti ad infrangere il codice della strada. A parere dei ciclisti l’iniziativa dell’ufficio tecnico provinciale risponde all’esigenza malcelata di arginare le richieste di risarcimento dei danni che giungono dagli sportivi che incappano nelle numerosissime insidie stradali. Ma l’Ente provinciale dovrebbe provvedere alla manutenzione delle strade, non alla loro chiusura“. E ribadisce: “Se proprio non vi riesce, sarebbe più logico che collocasse i segnali di pericolo o di limiti di velocità piuttosto che impedire di fatto la circolazione ai ciclisti. Appare paradossale che, da un lato, la nostra città promuova la mobilità sostenibile mettendo a disposizione le bici elettriche con il servizio di bike sharing e, dall’altro, la Provincia precluda la possibilità di raggiungere i siti di interesse turistico”.

“Tra l’altro - aggiunge Rizzo - uno dei divieti che contestiamo è stato posto sulla SP 71 che da San Leone conduce alla riserva di Punta Bianca. Questa strada rientra nella Ciclovia SIBIT, un itinerario ciclo-turistico di circa 500 chilometri, da Trapani a Siracusa, finanziato con un progetto europeo transfrontaliero (Italia-Malta) e gestito dalle cinque province che attraversa: Trapani, Agrigento, Caltanissetta, Ragusa e Siracusa. Agrigento Capitale della cultura attrarrà una grande quantità di cicloamatori che, però, si vedranno impossibilitati a muoversi liberamente in maniera eco-sostenibile. 

Per bypassare le strade provinciali, laddove possibile, è necessario percorrere le strade statali sulle quali la presenza di mezzi pesanti e la maggiore velocità dei veicoli aumenta in maniera esponenziale il rischio di incidenti. Se non si provvede alla rimozione dei divieti si corre il rischio di penalizzare gli utenti fragili della strada. Se infatti, per errore o per necessità, un ciclista si trovasse ad essere investito da un pirata della strada su uno dei tratti oggi vietati si troverebbe inevitabilmente privo di tutela. Ci rivolgiamo dunque ai nostri rappresentanti politici affinché il Libero consorzio comunale di Agrigento riveda la propria iniziativa a tutela della mobilità sostenibile e a garanzia dei diritti di tutti gli utenti della strada”. 

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