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Colonne d'ercole

Colonne d'ercole

A cura di Fabio Russello

Oltre il punto di non ritorno

Oggi la polemica – molto sopra le righe - è sulla vicenda che riguarda le demolizioni nella Valle dei Templi. Ma il paradosso è tutto nell’origine della polemica: mai visto - nel mondo, e non solo Agrigento – uno che dice di essere ambientalista e pure “paladino” della legalità contestare con una veemenza inaccettabile i magistrati

L’aggressione “verbale” ai magistrati della Procura di Agrigento che si sta verificando in questi giorni sta passando sotto un inaccettabile silenzio da parte delle cosiddetta società civile agrigentina. Sempre che di società civile ne esista per davvero una in una città come Agrigento dove tutto è un paradosso e dove gli agrigentini, sono ormai così avvezzi a quello stesso paradosso, da non farci ormai più caso. Siamo per esempio la città dove gli ex presidenti della Provincia vengono condannati e loro sostanzialmente festeggiano perché la pena è inferiore a quella richiesta dai pm. Un po’ come i cannoli di Salvatore Cuffaro che, se ci pensate, furono per davvero l’inizio della sua fine. 

Oggi la polemica – molto sopra le righe - è sulla vicenda che riguarda le demolizioni nella Valle dei Templi. Ma il paradosso è tutto nell’origine della polemica: mai visto - nel mondo, e non solo Agrigento – uno che dice di essere ambientalista e pure “paladino” della legalità contestare con una veemenza inaccettabile i magistrati che stanno facendo eseguire sentenze passato in giudicato in un’area sottoposta da quasi 40 anni a vincolo, come è la Valle dei Templi. E pure i toni – per ultimi quelli di una conferenza stampa – sono talmente triviali e volgari (che non sto qui a ripetere per rispetto di chi legge e per rispetto degli stessi magistrati) da far precipitare il dibattito politico nel sottosuolo. 

E’ un po’ come la storia del parcheggio Sinatra nella Valle dei Templi, dove i toni esasperati, esacerbati, esagerati, hanno sostanzialmente avuto un risultato pressoché contrario agli obiettivi: anziché sollevare un problema (che a prima vista c’è) sul piano politico è divenuta una specie di ossessiva ripetizione dello stesso concetto (Procura, Sinatra, Firetto, Parco Archeologico) tale da risultare alle orecchie di chi ascolta persino fastidioso. Una cosa è gridare alla Luna (è facile e dà visibilità), un’altra cosa sono gli accertamenti amministrativi e penali che hanno altri tempi. Se del resto non avessero altri tempi si chiamerebbe giustizia sommaria.

Oltre il punto di non ritorno

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