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Città sotto choc, si è spento lo psichiatra Savio Randisi

Lavorava all'azienda sanitaria provinciale e diverse centinaia di pazienti hanno migliorato le loro condizioni di vita grazie ai suoi consigli, alla sua capacità professionale, ma soprattutto grazie alla sua immensa umanità

“Sa che ca… fai?” Era la frase che ci scambiavamo ogni volta che ci incontravamo. Non era per essere scurrili, ma era il modo nostro per entrare subito in sintonia, anche dopo settimane (a volte) che non ci vedevamo.

Savio era una delle rarissime persone che aveva la capacità di capire tutto di te, con un solo sguardo. Con lui non potevi avere segreti, sapeva leggere nei tuoi occhi, nei tuoi sorrisi e nelle tue smorfie, ti smascherava in meno di un secondo e non potevi nascondere le tue debolezze.

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E non perché lo avesse imparato con i suoi studi, ma semplicemente perché lui era così. Persona di rara intelligenza e capacità ironica, unite a una bontà e una generosità straordinarie, tutte doti che lo facevano voler bene da tutti.

La sua terribile malattia gli aveva devastato il fisico, ma non aveva minimamente scalfito il suo spirito e la sua grande forza interiore. Fino agli ultimi istanti ha avuto la forza per scherzare e ricordarsi dei suoi tanti amici che gli vollero bene per tutta una vita.

Per tredici anni siamo stati compagni di banco, e poi per una vita intera amici e fratelli e non ricordo mai: un solo giorno, una sola circostanza, un solo attimo di incomprensione.

“Sa che ca… hai fatto’”. Da oggi mi sento molto più solo.  Ciao Salvo Di Benedetto     

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