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Murales, creatività e integrazione: un progetto per rifugiati e richiedenti asilo

L’obiettivo è stato quello di aprirsi al dialogo interculturale dove c’è un riconoscimento sia dell’eterogeneità che si incontrano, sia dei punti che accomunano compiendo un viaggio di conoscenza per creare una zona di compatibilità fra differenze

"Per vivere in una società dove coesistono differenti culture diventa indispensabile sapere andare incontro all’Altro con curiosità culturale, perché essa è antidoto efficace contro il pre-giudizio".

 Partendo da questo assioma sostenuto dalla responsabile dello Sprar msna, la dott.ssa Gesua Gisella Mangione e dalla psicologa, dott.ssa Rossana Carratello, nel tentativo di facilitare il processo di “integrazione/interazione”, lo SPRAR msna e lo SPRAR del Comune di Raffadali, hanno proposto di realizzare, all’interno dei rispettivi progetti, un laboratorio di carattere artistico che viene denominato: “Murales…creatività e integrazione” e che ha visti coinvolti i beneficiari ospiti in un percorso formativo di carattere artistico scaturito nella decorazione di alcune pareti presenti sul territorio, coadiuvati in ciò dalla pittrice Ludivine Louvet.

L’obiettivo prefissato in questo progetto, che ha visto il patrocinio e la fattiva collaborazione del comune di Raffadali e in particolare del sindaco Silvio Cuffaro e dell'assessore Giovanna Vinti, riguarda proprio la possibilità di scoprirsi, di conoscere, di condividere la propria cultura, il proprio paese d’origine facendo conciliare “l’estraneo” con il “familiare”, attraverso un’interazione che va oltre l’integrazione ed il mero sradicamento.

Conoscere “l’Altro” nella sfera più intima e personale, nel proprio mondo “emotivo”, utilizzando un potente canale comunicativo qual è l’arte, è una forma attiva di conoscenza mediante altre esperienze di vita.

Consentire ai beneficiari di muoversi “tra” le due culture, da una lingua quella di provenienza, ad una seconda lingua, utile per la costruzione di rapporti sociali nel paese che accoglie, senza avvertire il pericolo di “perdersi”, di non ritorno nella posizione originaria, rappresenta un’opportunità di sicurezza e una profonda crescita relazionale.

L’idea è arrivata a seguito della sagra del pistacchio, per il quale, nella provincia di Agrigento, il nome è legato al Comune di Raffadali. I disegni si sono ispirati dunque alla scoperta delle radici e delle tradizioni del paese ospitante, “intersecando” il pistacchio al cacao, prodotto invece di cui l’Africa è uno dei maggiori produttori (“terra di cacao”); connubio perfetto di due basi della pasticceria per creare un unione di sapori, profumi, luoghi, in modo da sperimentare, una sana doppia appartenenza, intersecando il “nuovo” con il “già conosciuto”.

Centrale è dunque lo scambio culturale e la condivisione in favore di una sempre più funzionale e concreta accoglienza.

L’obiettivo è stato quello di aprirsi al dialogo interculturale dove c’è un riconoscimento sia dell’eterogeneità che si incontrano, sia dei punti che accomunano compiendo un viaggio di conoscenza per creare una zona di compatibilità fra differenze, una «zona franca» al confine delle culture, ossia un luogo dove le persone possono gestire le proprie diversità e appartenenze.

L’utilizzo del simbolico è stato alla base del progetto, partendo dal presupposto che è solo «ritornando» alle “radici”, la persona, potrà ricongiungersi con la parte di sé abbandonata all’arrivo in terra di immigrazione.

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