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Minaccia i genitori col fucile a canne mozze, condannato trentenne

Un anno e sei mesi di reclusione a Francesco Randisi, arrestato lo scorso luglio

Un anno e sei mesi di reclusione per l’accusa di porto abusivo di armi e minaccia aggravata. È la condanna inflitta ieri mattina dal gup Alessandra Vella, al termine del processo con rito abbreviato, nei confronti del raffadalese Francesco Randisi, 30 anni, arrestato lo scorso luglio dai carabinieri.

La pena decisa nei confronti del giovane, difeso dall’avvocato Fabio Inglima Modica, è ridotta di un terzo per effetto del giudizio abbreviato. Il pm Gloria Andreoli aveva chiesto la condanna a un anno e quattro mesi. Randisi era stato arrestato dopo una segnalazione di una violenta lite familiare. I carabinieri erano intervenuti nell’abitazione dell’anziano genitore quando Randisi, secondo la ricostruzione dell’episodio, era già riuscito ad allontanarsi.

L’uomo aveva raccontato di essere stato minacciato con un fucile dal figlio al culmine di un banale litigio. I militari, ascoltati anche alcuni vicini e passanti, si sono messi alle tracce di Randisi e hanno trovato l’arma che era stata nascosta sotto terra. Si tratta di un fucile a canne mozze perfettamente funzionanente e pronto all’uso. Randisi in un primo momento era stato solo denunciato ma, circa un mese dopo, la Procura aveva chiesto e ottenuto dal gip Francesco Provenzano che venisse emessa un’ordinanza cautelare in carcere ritenendo che vi fosse il rischio che potesse reiterare il reato e che il quadro indiziario fosse del tutto solido. Il trentenne, durante l’interrogatorio di garanzia, si era difeso sminuendo la minaccia e dicendo che si era trattato solo di un litigio.

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