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Celebrati i funerali di Nino Tuttolomondo

Tutto il paese, in pratica, si è voluto stringere attorno al dolore della famiglia e far sentire la vicinanza di tutti e il profondo dispiacere, unanimemente condiviso.

Otto giorni di speranze, di ansie, di angosce, soprattutto di preghiere, ma forse soltanto otto giorni di illusioni e disinganni, giusto il tempo per salutarlo per l’ultima volta.

Alla fine, Nino Tuttolomondo, non ce l’ha fatta, come era nella logica, dopo i primi esami clinici e come purtroppo avevano sentenziato i medici sin dal primo momento.

Nino è sopravvissuto altri otto giorni, soltanto perché era fatto di una tempra fortissima, come possono riconoscerlo tutti quelli che lo hanno conosciuto, e il suo cuore non voleva saperne di fermarsi.

Alla fine: i genitori, il fratello, i nonni, tutti i parenti e gli amici, hanno dovuto però accettare una sentenza già scritta al momento dello sfortunatissimo incidente.

Quando si muore a vent’anni per un banale incidente, ci sono poche parole da pronunciare, senza correre il rischio di essere banali o inadeguati. Anche la gente, in paese, dopo aver appreso la notizia, ha preferito commentare più con gli sguardi o i silenzi, piuttosto che con frasi di circostanza.

Nino, sin da piccolo, è sempre stato un ragazzo molto vivace e particolarmente espansivo con la rara capacità di saper strappare un sorriso a tutti. Impossibile non conoscerlo, a Raffadali, e non farsi trascinare dalla sua simpatia e dalla sua straordinaria vitalità. Sarà difficile per tutti e soprattutto per i genitori Giuseppe e Silvana e il fratello Giovanni, superare questo grandissimo dolore.

Soltanto la fede potrà aiutarli in questo cammino. E proprio questo è stato il messaggio che don Dino Sorentano, il parroco della chiesa di San Giacinto Giordano Ansalone, che ha concelebrato assieme all’arciprete don Giuseppe Livatino, ha voluto lanciare ai parenti più intimi di Nino.

“Solo la fede – ha detto don Dino, nella sua omelia - potrà dare alcune risposte importanti ai tanti perché che si pone chi, in questo momento, cerca risposte difficili da trovare. E se non vogliamo rendere vano il sacrificio di Nino, non dobbiamo abbandonare la fede proprio in questo momento, semmai fortificarla e vivere una vita nella fede”.

Don Dino si è poi soffermato sul concetto di libertà: “Tutti - ha ammonito – crediamo e pensiamo di essere liberi e di poter fare qualsiasi cosa; ma la libertà deve essere subordinata all’obbedienza. Verso Dio e obbedienza verso chi ci ha generato e cioè i nostri genitori e obbedienza verso la nostra coscienza. Senza obbedienza non c’è libertà”.

Inoltre don Dino ha parlato del “miracolo” che in questa settimana tutti hanno chiesto. “Il miracolo – ha detto il parroco – è stato vedere come tanti ragazzi sono andati a chiedere, a pregare che Nino potesse tornare tra di noi. Stiamo celebrando la Pasqua e la Pasqua di Nino, se vogliamo dare un senso a questa morte, a questa dipartita che non è un addio, ma un arrivederci, non trascuriamo il rapporto con Dio, non abbandoniamo la fede, non dobbiamo allontanarci dalla strada che Dio ci ha indicato, rimanere lì dove siamo, con l’amabilità che è un dono del Signore”.

La chiesa di San Giacinto era gremita e anche le strade circostanti a stento sono riuscite a contenere la gran folla che ha partecipato ai funerali.

Tutto il paese, in pratica, si è voluto stringere attorno al dolore della famiglia e far sentire la vicinanza di tutti e il profondo dispiacere, unanimemente condiviso.

Moltissimi i giovani, quasi tutti amici di Nino hanno partecipato commossi alla cerimonia e su uno striscione hanno scritto: “Quando una persona importante se ne và, in realtà non andrà mai via, e tu Nino sarai sempre con noi dentro i nostri ricordi più belli”.

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