Trasferta difficile e complicata, quella che attende oggi il Raffadali di Gaetano Longo che affronta sul campo di Casteltermini il forte Atletico Campofranco, allenato da Totò Restivo. Un match d’alta quota, tra due squadre che, sin dall’inizio del torneo, stazionano stabilmente, e a buon diritto, nelle zone alte della classifica.

Per i gialloverdi di Longo è assolutamente una gara da non perdere, specialmente dopo il tonfo casalingo di domenica scorsa, nel derby col Kamarat. Le due squadre sono separate da appena due punti: 29 il Campofranco contro i 27 del Raffadali. Chi perde, a maggior ragione se dovesse essere il Raffadali, rischia di venire risucchiato nella zona centrale della classifica, dove squadre come: Kamarat, Leonfortese ma anche Alcamo, stanno velocemente risalendo la china.

La squadra nissena è molto temibile tra le mura amiche, dove ha quasi sempre vinto, perdendo punti soltanto contro le squadre della “montagna”, e cioè, sconfitta col Kamarat e pareggio col Gemini. Il Raffadali, dal canto suo, non ha mai perso in trasferta e punta a rimanere imbattuto per tutto il 2012.

Sarà quindi una partita certamente molto combattuta che potrebbe anche decidere il platonico titolo di vicecampione d’inverno, Gemini permettendo. Purtroppo il Raffadali dovrà fare a meno del suo bomber principe Pasquale Galluzzo che domenica scorsa, nel derby col Kamarat, ha rimediato due cartellini gialli in meno di due minuti ed è stato appiedato dal giudice sportivo. Senza il suo primo attaccante, il potenziale dei gialloverdi è sicuramente condizionato e limitato, ma Gaetano Longo saprà sicuramente trovare un’alternativa valida, in termini di uomini e anche di schemi d’attacco, per sopperire alla pesante assenza.

Uscire imbattuti contro il Campofranco potrebbe dunque, alla fine, essere un buon risultato, in vista dell’ultima trasferta del 2012, prima della pausa natalizia.

Ad arbitrare l’incontro è stato designato un arbitro CAI, il signor Federico Longo della sezione di Paola in provincia di Cosenza, che sarà assistito da Angelo Saija e Santo La Rocca di Messina.