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"Uccise lo zio al culmine di un litigio", psichiatra dirà se è capace di intendere e volere

Il gup ha nominato il perito Maria Cristina Camilleri che dovrà accertare le condizioni di salute mentale del diciannovenne Giuseppe Volpe

Una perizia psichiatrica per il diciannovenne Giuseppe Volpe, reo confesso dell’omicidio dello zio, Giacinto Marzullo, 52 anni, ucciso a colpi di pistola per dei contrasti di natura economica.

Questa mattina il gup Francesco Provenzano, davanti al quale è in corso il processo con rito abbreviato, ha conferito l’incarico alla psichiatra Cristina Cammilleri che dovrà riferire, dopo avere esaminato l’imputato, se è capace di intendere e di volere. Se la specialista dovesse arrivare alla conclusione che il giovane non era nelle condizioni mentali di capire quello che ha fatto non ci potrebbe essere soluzione diversa dall’assoluzione. In caso contrario, dopo la piena confessione, la condanna sembrerebbe inevitabile. La psichiatra riferirà in aula il 26 luglio.

Marzullo, agricoltore e muratore, è stato ucciso il 18 agosto scorso. Il suo corpo è stato trovato crivellato di colpi in un appezzamento di terreno vicino alla rotonda per la località balneare di "Mollarella", a Licata. I poliziotti della squadra mobile, due giorni dopo, su incarico della Procura – l’inchiesta è stata condotta dal pm Carlo Cinque e dal procuratore Luigi Patronaggio – hanno sottoposto a fermo Volpe, figlio della sorella della vittima, che avrebbe fatto fuoco dopo l’ennesimo litigio.

Fra Marzullo e la sorella i rapporti si erano incrinati da tempo per questioni di natura economica. Volpe aveva confessato alla polizia, in piena notte, di avere ucciso lo zio con quattordici colpi di pistola.

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