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Beni confiscati alla mafia, niente fondi per il Comune di Licata

L'ente non ha presentato alcuna manifestazione di interesse ad un apposito bando uscito qualche anno fa

Il Comune di Licata ha perso la possibilità di ricevere dei finanziamenti per la sistemazione e l’assegnazione di alcuni beni confiscati alla mafia perché non ha presentato alcuna manifestazione di interesse ad un apposito bando uscito qualche anno fa. È quanto emerso da un vertice tra una nutrita delegazione dell'associazione "A testa alta" e l’amministrazione comunale che si è svolto in Municipio . Erano presenti il sindaco Giuseppe Galanti, gli assessori Angelo Vincenti, Giuseppe Ripellino, Domenico Raneri e Laura Termini; presenti anche il presidente del consiglio comunale Giuseppe Russotto e il consigliere Giuseppe Peruga.

Ben 117 immobili confiscati alla mafia, convocato un vertice per la gestione 

Con documenti alla mano, la delegazione – con in testa Antonino Catania, Irene Santamaria e gli altri componenti del direttivo, Maria Azzolina, Anna Bulone, e Luca Vasile – ha passato in rassegna tutte quelle anomalie che, di fatto, hanno ostacolato, nel territorio licatese, il passaggio all'ultima fase del processo di restituzione alla collettività dei beni confiscati alla mafia. Secondo l'associazione: "è mancata, fino ad ora, la progettazione e quindi la capacità di cogliere le occasioni, come è stato per l'avviso relativo all'Azione 9.6.6, che prevedeva in favore del Comune di Licatal'erogazione di un contributo fino a 600.000 euro per ciascun progetto di recupero o riuso predisposto. In merito, il Comune però non è stato in grado di presentare alcuna manifestazione d'interesse, e i beni confiscati di corso Brasile e di contrada Pisciotto sono rimasti in abbandono". 

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