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La fredda notte del Venerdì Santo e la processione che scalda i cuori, l’arcivescovo: “Mettete da parte i rancori e sarà Pasqua”

Temperatura non proprio primaverile per l’appuntamento serale più atteso in città. Ma la gente non si è scoraggiata e ha invaso via Atenea e dintorni per rendere omaggio all’urna con il Cristo morto e alla Madonna Addolorata. Ma soprattutto per cantare la celebre “Ah sì versate lacrime!”

“Se ciascuno di noi a Pasqua cercasse di porre fine anche ad un solo rancore, se ciascuno di noi a Pasqua cercasse di riallacciare e riannodare un rapporto strappato. Se regalassimo un sorriso e se donassimo una parola a chi abbiamo tolto il saluto, allora sì che sarà Pasqua. Allora quella Croce fiorirà e sarà Croce di Resurrezione. La Resurrezione della nostra vita, stanotte, qui e adesso. Buona Pasqua a tutti”.

Sono state queste le ultime parole pronunciate dall’arcivescovo Alessandro Damiano prima di salutare la folla che ha assistito al discorso pronunciato dal balcone della chiesa di San Domenico al Municipio. Un messaggio, lanciato davanti ai simulacri dell’urna con il Cristo morto e della Madonna Addolorata, al termine del quale è scattato l’applauso. 

I due simulacri avevano percorso chilometri per le vie del centro storico, da quando si erano “incontrati” di mattina. Le loro strade si sono divise proprio al termine del messaggio del vescovo: la tradizione impone infatti che l’Addolorata rientri in santuario, mentre l’urna risale verso la cattedrale.

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La notte del Venerdì Santo in città è stata caratterizzata da una temperatura non proprio primaverile che si è rapidamente abbassata con il trascorrere delle ore. Il freddo non ha però scoraggiato gli agrigentini che sono accorsi in massa in via Atenea, nella salita Cognata dove si svolge la suggestiva discesa dalle scale, alla Bibbirria, in piazza Purgatorio e al Municipio. Ma anche in via Duomo da dove è partita la processione.

A scaldare i loro cuori è stato soprattutto l’entusiasmo di cantare la celebre “Ah sì versate lacrime!”: questo brano, scritto nell’800 dal medico raffadalese Eugenio Di Stefano, è ormai un inno che identifica la Pasqua agrigentina. 

La processione serale del Venerdì Santo

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