Nella loggia principale del palazzo verrà messo un cartello con la scritta 'Liberiamo Licata dalla mafia, dalla corruzione, dall'usura". In piazza Regina Elena verrà installato un trittico con le immagini di Falcone, il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e del beato Rosario Livatino
Il prefetto Maria Rita Cocciufa: "Quando un imprenditore decide di parlare ed è il solo a farlo, non abbiamo risolto nulla. La denuncia di uno deve essere la denuncia di tutti, della comunità. Solo così si può creare un percorso virtuoso"
Autorità civili e militari hanno incontrato diversi commercianti in occasione dell'inaugurazione del presidio di legalità che ha aperto i battenti nel complesso conventuale di San Domenico, la parrocchia frequentata dal beato Rosario Livatino
Il comandante provinciale dei carabinieri: "C'è una forte partecipazione dell'Arma che in collaborazione con l'associazione ha riportato alla luce un rinnovato fenomeno in epoca post-Covid"
Imputati Antonino e Paolo Greco, padre e figlio, di Licata, 51 e 24 anni: gli agenti rivelano di avere posizionato le microspie nella sala di attesa della Questura per ascoltare i dialoghi delle vittime
La difesa del boss, imputato di tre episodi di racket, punta alla conferma del verdetto. Sotto accusa anche il suo presunto braccio destro Liborio Militello
I giudici della Corte d'appello hanno riformato l'impugnato decreto del tribunale che disponeva la misura personale e patrimoniale per Antonino Gagliano
Il siculianese Antonino Gagliano: "Gli feci notificare un decreto ingiuntivo perchè non mi aveva pagato delle forniture e mi disse che me l'avrebbe fatta pagare"
Il presidente dell’associazione Andrea Messina: “È disarmante, per quanto purtroppo immaginabile, la realtà recentemente delineata dal procuratore Lo Voi di un mercato in larga parte ancora pienamente sottomesso ai diktat mafiosi”
Il commissario straordinario Maria Grazia Brandara: "Premiare chi opera e si adopera per lo sviluppo produttivo in Sicilia opponendosi a fenomeni di estorsione e usura"
L'intera vicenda si inquadra nell'ambito dei forti vincoli di alleanza che, sotto la guida e il controllo della legittimazione conferita da Bernardo Provenzano, legavano lo schieramento agrigentino facente capo al Falsone alle figure di vertice della famiglia di Campofranco