Mafia, inchiesta sulle estorsioni della famiglia di Villaseta: lo smartphone del boss in laboratorio
Il consulente della Dda ha comunicato l'inizio delle operazioni sul telefono di Antonio Massimino. Caccia ad appunti, messaggi in chat e foto
Il consulente della Dda ha comunicato l'inizio delle operazioni sul telefono di Antonio Massimino. Caccia ad appunti, messaggi in chat e foto
La Dda dispone gli "accertamenti tecnici irripetibili" nell'ambito dell'inchiesta per le estorsioni della nuova famiglia di Villaseta
Rigettata la richiesta di risarcimento danno delle associazioni antiracket "Libere Terre" e "Antonino Caponnetto". A fare luce sulle pressioni mafiose i pentiti Angelo Siino, Giovanni Brusca e Maurizio Di Gati
Il 40enne lampedusano, difeso dall'avvocato Daniele Re, era stato arrestato il 21 novembre scorso per estorsione e incendio in danno di 2 imprenditori isolani
Le misure cautelari, che oltre ai tre arresti hanno riguardato anche una quarta persona sottoposta all'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, sono frutto di una indagine condotta dai poliziotti della squadra mobile di Agrigento
L'uomo, accusato di estorsione aggravata dalla modalità mafiosa, è stato arrestato grazie alle denunce di un imprenditore che ha fatto partire le indagini del carabinieri. "Ricordati che a Porto Empedocle pagano mille euro" diceva alla sua vittima. L'ordinanza di custodia emessa su richiesta della Dda di Palermo
Il copione era sempre quello: prima la colla nei lucchetti delle saracinesche dei quattro negozi presi di mira. Poi le telefonate, con le quali chiedeva i soldi. Il primo appuntamento per la consegna del denaro il 60enne lo ha dato ieri, ma al momento del "ritiro" della busta ha trovato i carabinieri che lo hanno arrestato
Deve espiare la pena definitiva di 5 anni e 2 mesi di reclusione, poiché giudicato colpevole al termine dei tre gradi di giudizio, di estorsione in concorso, reato commesso a Licata il 19 novembre 2011
Ad aspettarla sul luogo indicato per la consegna ha trovato i militari dell'Arma che, avvisati di quanto stava accadendo, si erano appostati nelle vicinanze, sorprendendola nell'atto di prelevare la busta
Il 32enne Roberto Dangelo, riberese, già noto alle forze dell'ordine, è accusato dei reati di estorsione, lesioni personali e minacce. E' stato "beccato" mentre si faceva consegnare 200 euro
C'è anche un terzo indagato, per il quale il gip ha rigettato la richiesta. In manette sono finiti Giuseppe Mulè, 46 anni, e Giovanni Alotto, 31 anni. Tra i fatti contestati, anche la richiesta estorsiva al farmacista Miceli, vittima di una grave intimidazione lo scorso luglio
I due, insieme a un minorenne, avrebbero minacciato telefonicamente un medico per costringerlo a consegnare loro 10 mila euro. L'indagine è coordinata dal sostituto procuratore Santo Fornasier
Per D'Amico, che era già sottoposto all'obbligo di dimora, il pubblico ministero Santo Fornasier ha chiesto l'inasprimento della misura cautelare. Sembrerebbe che il 26enne avrebbe tentato di inquinare le prove a suo carico
Solo la disperazione ha indotto la vittima dell'estorsione a rivolgersi ad un carabiniere di quartiere. Ai primi contatti era seguita una circostanziata denuncia che ha poi permesso di ricostruire la vicenda criminale
O versavano il due percento dell'importo complessivo dell'appalto oppure noleggiavano mezzi e acquistavano materiali da ditte indicate dall'organizzazione criminale. Forse non avrebbero mai pensato, però, che gli imprenditori trovassero il coraggio di denunciare
L'operazione è stata denominata in codice "Ouster", che significa "Imposizione" o anche il tentativo di estromettere il titolare di un'azienda per appropriarsene. Le indagini avviate nel 2009 sono durate oltre due anni
L'intera vicenda si inquadra nell'ambito dei forti vincoli di alleanza che, sotto la guida e il controllo della legittimazione conferita da Bernardo Provenzano, legavano lo schieramento agrigentino facente capo al Falsone alle figure di vertice della famiglia di Campofranco
Le indagini hanno accertato un'attività estorsiva condotta direttamente dai vertici di Cosa nostra agrigentina e nissena ai danni dell'impresa acquirente di uno stabilimento di bitume al confine tra le due province