Arrestati i figli dell'autista di Matteo Messina Denaro
In carcere i fratelli Antonino e Vincenzo Luppino: gli investigatori sono convinti che abbiano avuto un ruolo nel proteggere la latitanza del boss
In carcere i fratelli Antonino e Vincenzo Luppino: gli investigatori sono convinti che abbiano avuto un ruolo nel proteggere la latitanza del boss
Nell'interrogatorio del 7 luglio il boss si diceva "schifato" di fronte ai personaggi che i pm accusano di 416 bis: "E' gente che neppure salutavo, il mio mondo è finito". E come emblema del basso livello raggiunto nell'organizzazione citava il boss della Kalsa, Luigi Abbate, alias "Gino u mitra". Si apre poi il mistero delle carte d'identità: "Ne avevo in quantità..."
Le parole del boss spietato di Cosa Nostra, deceduto lo scorso settembre. A Quarto Grado l'interrogatorio: "La mia latitanza, il 'no' ai traffici di droga, Totò Riina e quelle trasferte a Roma"
Il boss, ricercato da tre decenni, fu bloccato il 16 gennaio scorso alla clinica La Maddalena dove faceva la chemio. Presa la sua stretta cerchia di fedelissimi, ora si indaga ad altri livelli, tra medici, "colletti bianchi" e "talpe". Avrebbe usato i dati di diverse persone tuttora in vita. Si cercano covi, anche a Palermo, e carte legate a proprietà e soldi
Dopo l'arresto di un maresciallo dei carabinieri e di un consigliere comunale di Mazara del Vallo in relazione al trafugamento di file riservati nell'ambito dell'inchiesta sulla cattura dell'ex superlatitante, si ipotizza che possano esserne stati sottratti altri. Il gip: "Indagati spregiudicati"
Al centro dell'inchiesta le chat tra pazienti de La Maddalena e il boss divulgate in rete ed in tv. Il maresciallo Luigi Pirollo, in servizio a Mazara del Vallo, avrebbe sottratto quasi 800 documenti coperti dal segreto istruttorio e li avrebbe ceduti al consigliere comunale. Questi avrebbe provato a rivenderli all'ex agente fotografico Fabrizio Corona, che è indagato
L'immobile di via San Giovanni a Campobello è stato appena restituito ai suoi proprietari che lo avevano affittato nel 2007 all'alter ego del boss, Andrea Bonafede. Nei documenti dal 31 gennaio 2016 mutano sia la firma che la "n", che somiglia moltissimo a quella del mafioso come emerge nei suoi pizzini. Viveva lì già da allora?
Il 16 gennaio la Procura e i carabinieri hanno messo fine ad una latitanza durata tre decenni con il blitz alla clinica La Maddalena. Fedele alla linea mafiosa, il boss parla, ma nega persino di far parte di Cosa nostra. Ma sono i pizzini e gli appunti trovati nel suo ultimo covo di Campobello di Mazara che ci svelano molte cose di lui e dei suoi complici
Dopo la cattura del mafioso i due si sono visti nel penitenziario dell'Aquila dove lui è recluso al 41 bis. Nei pizzini l'ex superlatitante mostrava un forte risentimento verso la giovane, che oggi ha 26 anni, che chiamava "sciacqualattuga" e che definiva "degenerata nell'infim
A darne notizia è stata la segreteria che ha già dato mandato di rappresentanza ai propri legali in vista della prossima udienza in programma a Palermo il 22 marzo
Lorena Ninfa Lanceri sarebbe stata "una presenza costante nella vita del boss" da almeno 7 anni. Col marito Emanuele Bonafede ha raccontato di non conoscere la vera identità del mafioso, che per loro sarebbe stato "Francesco Salsi", anestesista in pensione. Ma il boss avrebbe fatto persino da padrino alla cresima del figlio, regalandogli pure un Rolex
Nella notte dell'Epifania di ormai 6 anni fa qualcuno fece irruzione nell'abitazione di campagna della sorella del boss, Rosalia Messina Denaro, arrestata per mafia. Vennero portati via oggetti, ma anche i cavi di rame del sistema elettrico. Indagini per scoprire gli autori furono compiute anche in Cosa nostra. L'episodio potrebbe nascondere altro
I carabinieri del Ros stanno passando al setaccio le abitazioni di Campobello di Mazara e di Castelvetrano dopo l'arresto della donna che è accusata di mafia
Dall'inchiesta che ha portato in carcere la sorella del mafioso emerge limpidamente cosa c'è dietro alla cattura: indagini classiche, compiute da chi evidentemente le sa fare
A meno di 50 giorni dalla cattura del boss la rete di fiancheggiatori si fa più nitida. Diverse persone sono finite in cella, come il suo autista, l'uomo che gli ha prestato l'identità e il suo medico di base, altre sono indagate. C'è poi una lunga lista di nomi in codice emersi dai pizzini da decifrare. Potrebbero esserci anche appartenenti alle forze dell'ordine
Uno dei pizzini trovati in casa della sorella del boss, Rosalia, è dedicato alle cimici e al modo di sbarazzarsene. Informazioni molto tecniche che, per la Procura, sarebbero state fornite da appartenenti alle forze dell'ordine o comunque da esperti. "Chiama un elettricista, ma è meglio se le levi tu... Non prendere la corrente, ti prego"
Dai pizzini ritrovati nelle case della sorella del boss, Rosalia, emerge un giro vorticoso di contante e tutta la contabilità. Ci sono movimenti anche di 80 mila euro, spese legali, stipendi mensili e ordini sulla gestione del denaro, persino un disegno per spiegare come evitare l'intercettazione dei bigliettini. Nomi, cifre e acronimi in parte ancora da decifrare
La maggiore delle quattro sorelle dell'ex superlatitante in carcere dallo scorso 16 gennaio avrebbe aiutato per anni il fratello a sottrarsi alla cattura e avrebbe gestito per suo conto la "cassa" della "famiglia" e la rete di trasmissione dei "pizzini", consentendo così al capomafia di mantenere i rapporti con i suoi uomini durante la sua lunga latitanza
Nei documenti ritrovati nelle due case della sorella del boss, Rosalia, arrestata per mafia, non ci sono solo appunti contabili e sanitari, istruzioni su come sfuggire alle microspie o ordini sulla consegna di soldi, ma anche riflessioni più intime in particolare rispetto al suo ruolo di padre. "Vorrei sapere quando sarà la mia ultima notte sulla terra..."
Il 6 dicembre i carabinieri del Ros hanno trovato un documento in casa di Rosetta, arrestata stamattina, che avrebbe tenuto una sorta di diario clinico delle condizioni di salute dell'ex superlatitante. Da lì sono partiti gli accertamenti che hanno portato al blitz del 16 gennaio a La Maddalena
Con l'accusa di associazione mafiosa, è finita in manette Rosalia. L'inchiesta è stata coordinata dalla Procura di Palermo. Secondo gli inquirenti avrebbe gestito per suo conto la "cassa" della "famiglia"
L'interrogatorio di Andrea Bonafede, cugino omonimo del geometra che ha ceduto l'identità all'ex superlatitante: "Mi ha chiesto aiuto perché voleva nascondere la sua malattia alla famiglia, non ci ho visto nulla di strano e il dottore Tumbarello sapeva tutto. Per me il 16 gennaio è stato come una bomba"
Il boss, detenuto nel carcere dell'Aquila al 41bis, è stato sottoposto a una tac e a un ecocardiogramma. Il padrino è stato guardato a vista da carabinieri, polizia penitenziaria e agenti del Gom. Intanto emergono altre novità sulla sua lunga latitanza
Il tribunale del Riesame ha rigettato le istanze di liberazione per Alfonso Tumbarello, che avrebbe seguito l'ex superlatitante consentendogli anche di sottoporsi a due interventi, e di Andrea Bonafede, omonimo del geometra che ha ceduto la sua identità al mafioso
L'ex superlatitante è stato operato a maggio del 2021 ed è stato pure ricoverato più volte nella struttura. Da chiarire se chi lo ha seguito fosse consapevole della sua reale identità e anche se qualcuno abbia segnalato il mafioso perché fosse curato