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Giovedì, 25 Aprile 2024
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A tu per tu con il presidente dell'Aia Armando Salvaggio

La passione, l'amore verso uno dei mestieri più difficili e criticati al mondo, la soddisfazione d'esser presidente e la voglia di continuare a crescere. Sono questi i temi toccati nella lunga intervista

A tu per tu con Armando Salvaggio. Il presidente dell'Aia di Agrigento si concede ad una lunga intervista. La passione, l'amore verso uno dei mestieri più difficili e criticati al mondo, la soddisfazione d'esser presidente e la voglia di continuare a crescere. Sono questi i temi toccati nella lunga intervista con il presidente Salvaggio.

 
- Da dove e come è  iniziata la sua passione per l'arbitraggio?
"Inizia tutto per scherzo; ammetto, non ero un ottimo calciatore, è cosi ho deciso di dedicarmi a tutt'altro. Scelsi di prendere il tesserino d'arbitro per entrare negli stadi gratis (sorride ndr), ma alla fine arbitrare a mio avviso è una delle cose più belle al mondo".
 
- Quali sono le caratteriste che un buon arbitro deve avere?
"Indubbiamente la personalità è la prima caratterista che un buon arbitro deve avere. La fermezza nelle decisioni senza farsi trasportare da nulla, la tecnica e la disciplina, ma soprattuto l'intelligenza nel leggere le situazioni. Ma anche la percezione e la sicurezza nel fare un mestiere difficilissimo. Sono queste le doti fondamentali che un buon arbitro deve avere. Se solo ne mancasse una, allora quell'arbitro credo che non si possa ritenere a doc".
 
- Chi è secondo lei, a oggi, il miglior arbitro d'Italia?
"Malgrado il momento non avvalori la mia tesi, a mio avviso Tagliavento è il migliore in assoluto. Nella famigerata partita contro il Milan, se ben ricodate, lui aveva dato il gol, ma poi si è fidato del guardalinee che non ha concesso nulla. Ovviamente la posizione dell'assistente era nettamente migliore del giudice di gara, li è questione di attimi, scegli di fidarti di un collega".
 
- E' un pò quello che è successo in Akragas-Ribera, l'assistente che detta le espulsioni.
"Non voglio entrare in merito alla questione, si è parlato veramente tanto del derby. Entrambe le parti forse dovevano avere un po' più di buon senso, ma ripeto bisogna leggere bene le situazioni e poi esprimere un giudizio".
 
- L'Aia di Agrigento è veramente una delle migliori in Sicilia?
"Indubbiamente, siamo quelli con l'età media più bassa in Sicilia. Abbiamo una media di ragazzi a vent'anni. Ma gli arbitri agrigentini non si fermano qui, abbiamo il nostro osservatore in serie B, come Nino Alessi: a lui va un plauso per il lavoro che svolge. Ma anche all'ottimo Gianluca Mercante che arbitra in seconda divisione, e tanti altri ai quali va il mio elogio".
 
- Quanti elementi conta l'Aia Agrigento?
"Siamo in tutto 155".
 
- Qual è il trucco di questo successo?
"Nessun trucco, seguiamo i nostri ragazzi passo dopo passo, spiegando loro che per questo arduo mestiere servono le doti sopra elencate. Ci vuole passione e amore per fare l'arbitro, non è solo una questione economica, ma è la voglia di mettersi in gioco sempre, e di saper decidere per ventidue persone, escluso ovviamente tifosi e addetti ai lavori".
 
- Augura ai suoi allievi di non trovarsi mai nei panni di Tagliavento e Ayroldi?
"Sono situazioni che un buon arbitro deve mettere in conto. Ho ammirato il guardalinee Ayroldi, perchè, malgrado l'errore commesso al secondo minuto del secondo tempo, con la consapevolezza che la sua esperienza fosse finita lì, ha continuato ad arbitrare in modo eccellente, mettendo da parte tutto. E' questo che un buon arbitro deve fare: non entrare mai in confusione".
 
- Tornando alla realtà locale: siamo giunti alle ventiquattresima giornata, riesce a dare un voto ai suoi arbitri?
"Si, d un buono a tutti gli arbitri".
 
L'Aia, si dà appuntamento al 30 aprile, quando ospiterà ad Agrigento, in uno stage, il presidente Nicchi, accompagnato dai suoi designatori, in quello che sarà uno stage nazionale.

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