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Agrigento: Spi–Cgil, convocato il direttivo provinciale

Piero Mangione: "Siamo in campagna elettorale ed è tempo di nuove promesse"

Lunga e dura nota di accusa alla politica agrigentina, del segretario provinciale dello Spi-Cgil Piero Mangione, in vista delle prossime elezioni agrigentine, "E’ vero, come si è visto, siamo già in campagna elettorale - si legge nella nota di Mangione - e si è riattivata la 'giostra' delle promesse e la politica degli annunci, come se ci si trovasse in un tempo di ordinarietà della vita economica e sociale di questa provincia e non in una fase straordinaria nazionale, in cui il presente ed il futuro impaurisce tre generazioni e cioè i pensionati, i lavoratori e li inoccupati. Spieghino gli uomini al governo della politica agli agrigentini il perché, anno dopo anno, questa provincia ha continuato ad accusare una perdita di redditi da impresa e da lavoro, una riduzione dei consumi più alta che altrove".

"Non ci resta che un terno al Lotto?" si chiede Mangione."Perché  questa provincia è stata impotente rispetto alla crescita del disagio reddituale delle famiglie, della povertà relativa ed assoluta, rispetto allo smantellamento delle tutele socio sanitarie ed all’abbandono della non auto sufficienza. L’unica economia in crescita è stata quella del piccolo debito e del 'gioco'. Si del gioco - incalza il segretario provinciale Spi-Cgil -  perché, ormai, tante persone sperano solo nel difficile incontro con la fortuna, indispensabile persino per trovare un lavoro in nero per un figlio. Agrigento sa che tutte le finanziarie varate dal governo hanno aggravato lo stato delle cose, se tutti gli indicatori economici e sociali, anno dopo anno, hanno segnalato una decrescita del Pil locale. Agrigento rischia di affondare - continua ancora Mangione - e gli uomini al governo della politica non possono fingere di non sapere o di trascurare il fatto che il 2012 sarà un anno terribile perché le due note manovre estive, contro cui la Cgil ha scioperato e cercato di emendare, hanno scaricato su di esso tutti gli effetti negativi dei tagli. E’ evidente che la macelleria sociale continuerà: ne costituisce una prova quanto lo Spi–Cgil aveva preannunciato. Difatti in Agrigento, l’Inps, dopo avere respinto o sospeso migliaia di istanze, accusa oltre 200 ricorsi legali al mese per la crudeltà con cui gli apparati nazionali hanno colpito gli invalidi civili, i titolari delle indennità di accompagnamento ed i portatori di handicap (legge 104), con la motivazione di volere colpire i falsi invalidi, mentre hanno negato un diritto a malati terminali ed a invalidi con patologie gravi ed irreversibili. Gli uomini al governo della politica spieghino cosa hanno fatto per impedire che tutto questo accadesse, dicano se voteranno a favore della eliminazione delle pensioni di reversibilità alle vedove/vi ed ai figli inabili al lavoro, nonché sulla elevazione della percentuale di invalidità oltre il 74 percento ed ancora per il taglio alle detrazioni e deduzioni fiscali che colpiscono le famiglie più numerose. Ci vogliono interventi per la crescita? Ma se il governo ha dirottato altrove i Fas e se non ha reso disponibile la propria quota nazionale per dare il via agli altri fondi europei? Spieghino come mai la Regione non riesce a spendere i fondi disponibili e questa provincia non ha progetti esecutivi per accedere al Por ed al Pon? Gli uomini della politica nazionale e regionale, ma anche gli Amministratori locali spieghino i tanti perché. Lo Spi–Cgil ha convocato il suo direttivo provinciale per venerdì prossimo per avviare insieme alla Cgil ed alla sua rete dei servizi un programma di assemblee e di comizi per informare non solo i pensionati ma, anche, i cittadini della 'tegola' che sta cadendo sulla testa di Agrigento ed a come difendersi, attraverso il Patronato Inca ed il Caf, da questa iniqua e farraginosa legislazione anti sociale. Da li passa  - conclude Mangione - una ulteriore prossima mobilitazione per rivendicare una diversa politica economica che guardi ai “crediti” del sud  ed alle fasce deboli delle comunità, senza protezione per i ricchi e senza discriminazione per i poveri del meridione pure con una social card di 130 euro al nord e di 60 euro al sud".

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