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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica Canicattì

“La Regione acquisti la casa del giudice Livatino”: la proposta del deputato Giovanni Di Caro

Presentata una mozione all’assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana Alberto Samonà. Si tratta dell’abitazione di famiglia in via Regina Margherita

“Il governo regionale acquisti la casa di Canicattì in cui ha vissuto il giudice beato Rosario Livatino, ucciso per mano mafiosa nel 1990 e istituisca una casa-museo dedicata alla sua memoria”.

A chiederlo è Giovanni Di Caro, deputato regionale e capogruppo del Movimento 5 Stelle all’Ars, che ha presentato una mozione rivolta all’assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà.

La proposta si riferisce all’acquisto, da parte della Regione, della dimora del giovane magistrato siciliano che Giovanni Paolo II definì “martire della giustizia e indirettamente della fede” e che lo scorso 9 maggio è stato proclamato beato.

“Rosario Livatino - ricorda Di Caro - sostenuto e protetto dai genitori, è cresciuto nel cuore di Canicattì, nella casa di via Regina Margherita 166. Visitarla è un'esperienza che lascia il segno perché alimenta la curiosità sulla sua formazione, amplifica il senso del dovere e di giustizia, facendo divenire la dimora luogo e simbolo della cultura della legalità. L’immobile, nel 2015, è stato dichiarato dalla Soprintendenza ai beni culturali e ambientali di Agrigento d'interesse storico, artistico, architettonico ed etno-antropologico di particolare importanza. Inoltre, dal 2020, fa parte dell'associazione nazionale “Case della Memoria" che riunisce le case dove vissero personaggi illustri in ogni campo”. 

Insomma, per Di Caro la casa di Rosario Livatino avrebbe tutti i requisiti per far parte della “Rete regionale delle case-museo” istituita dalla Regione.

“Dal 21 settembre 1990 - spiega Di Caro - drammatico giorno in cui il giudice venne barbaramente ucciso mentre da Canicattì si recava in tribunale ad Agrigento, l'abitazione è rimasta immutata, custodita dalla famiglia Livatino e successivamente dalla nuova proprietaria. All’interno è ancora possibile ammirare i vari libri, codici, riviste e film in videocassetta che hanno accompagnato la crescita del piccolo Rosario. Da essi è possibile comprendere come i suoi interessi fossero ispirati ai principi di giustizia e cristianità con un pizzico di sano umorismo. Un patrimonio di gran valore che merita di appartenere alla collettività, sotto una gestione pubblica di cui la Regione ha il dovere morale e materiale di farsi carico”.

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