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Il Papa contro le pensioni d'oro, Terrana: "La politica non sia speculazione"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di AgrigentoNotizie

“E’ una società stolta e miope quella che costringe gli anziani a lavorare troppo a lungo e obbliga una intera generazione di giovani a non lavorare quando dovrebbero farlo per loro e per tutti". Questa la  denuncia di Papa Francesco nel discorso ai delegati al Congresso nazionale della Cisl, che ha ricevuto in data 28 giugno 2017 nell’ Aula Nervi in Udienza Generale. Ma il Pontefice non si è limitato a questa critica. Il papa Bergoglio ha anche sottolineato che le pensioni d'oro sono “un'offesa al lavoro non meno grave delle pensioni troppo povere, perché fanno sì che le diseguaglianze del tempo del lavoro diventino perenni”. Da tanto tempo con amici intellettuali sosteniamo che deve essere rispettato il ciclo delle generazioni. Non possiamo avere migliaia di giovani diplomati e lauriati disoccupati o sfruttati ed anziani che devono lavorare fino a 67, 70 o 75 anni. E’ una vergogna fare lavorare le donne fino a 67 anni. E’ in pericolo la famiglia considerata in senso cristiano. Le nonne devono avere la possibilità di accudire i propri nipotini e l’intera famiglia. La politica non può diventare solo speculazione e quindi arricchire pochi e immiserire i molti.

Per il Papa è “urgente un nuovo patto sociale per il lavoro, che riduca le ore di lavoro di chi è nell’ultima stagione lavorativa, per creare lavoro per i giovani che hanno il diritto-dovere di lavorare”. Papa Francesco ha rilevato che “il capitalismo del nostro tempo non comprende il valore del sindacato, perché ha dimenticato la natura sociale dell'economia, dell’impresa, della vita, dei legami e dei patti”. Noi dell’UDC sosteniamo che le retribuzioni devono avere un supporto giuridico costituzionale e morale. Ma un Fazio che deve guadagnare circa 11 milioni di euro in quattro anni con i soldi pubblici non ha ne supporto giuridico e nemmeno quello morale. In un periodo di enorme crisi economica pagare quelle somme è un assurdo è una follia ed una mortificazione per chi paga le tasse con grande fatica. Ricordo che l’art. 36 della Costituzione Italiana afferma che: “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”.

Il papa ha ricordato ai delegati Cisl, che “il movimento sindacale ha le sue grandi stagioni quando è profezia. Ma nelle nostre società capitalistiche avanzate il sindacato rischia di smarrire questa sua natura profetica, e diventare troppo simile alle istituzioni e ai poteri che invece dovrebbe criticare. Il sindacato col passare del tempo ha finito per somigliare troppo alla politica, o meglio, ai partiti politici, al loro linguaggio, al loro stile. E invece, se manca questa tipica e diversa dimensione, anche l’azione dentro le imprese perde forza ed efficacia”. Papa Francesco ha poi ulteriormente sviluppato il suo pensiero: “Il sindacato deve vigilare sulle mura della città del lavoro, come sentinella che guarda e protegge chi è dentro la città del lavoro, ma che guarda e protegge anche chi è fuori delle mura. Il sindacato non svolge la sua funzione essenziale di innovazione sociale se vigila soltanto su coloro che sono dentro, se protegge solo i diritti di chi lavora già o è in pensione. Questo va fatto, ma è metà del vostro lavoro. La vostra vocazione è anche proteggere chi i diritti non li ha ancora, gli esclusi dal lavoro che sono esclusi anche dai diritti e dalla democrazia”. Oggi più che mai serve una politica ancorata ai principi espressi dalla dottrina sociale della Chiesa e l’UDC sta lavorando, in tutto il territorio nazionale, per realizzare tali principi facendo appello alla sensibilità di tutti i movimenti di ispirazione cristiana. 

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