La "guerra" con Forza Italia fa una sola vittima: Costanza Scinta lascia la giunta
Il sindaco Micciché: "Mi spiace, abbiamo lavorato bene insieme ma rispetto le sue decisioni". E rispetto alle polemiche: "Per me, gli attacchi restano incomprensibili"
Era "congelato" e adesso è stato formalmente "scongelato", prendendo la porta di uscita dalla giunta Miccichè. Nino Costanza Scinta non è più assessore delll'Amministrazione Micciché.
La decisione è arrivata dopo un vertice di maggioranza svoltosi ieri sera durante il quale il primo cittadino ha deciso di fatto di non soprassedere agli attacchi registratisi in questi giorni. Se le dimissioni di Scinta erano state appunto "congelate" in attesa di un passo indietro dei Forzisti che non era poi arrivato, è stato l'ormai ex componente dell'amministrazione a lasciare il ruolo che ricopriva da meno di un anno.
Le deleghe sono state trasferite al momento al sindaco Franco Micciché, in attesa di valutazioni successive. Uno "strappo" con una delle forze di maggioranza salite sul carro al ballottaggio che adesso bisognerà capire quali conseguenze porterà nel lungo e medio termine. Certo che è improbabile, ad esempio, andare a sfiduciare il presidente Civiltà, non fosse altro perché questo non è consentito dallo statuto fino ai 2 anni e mezzo di mandato. Impossibile, inoltre, rimuovere dal Cda dell'Ecua Giovanni Di Maida (come paventato da alcuni consiglieri Dimauriani), stante che la nomina passa dall'assemblea dei soci e non è diretta da parte dell'Amministrazione.
Più facilmente ipotizzabile, invece, un "rimpasto" delle commissioni consiliari, stante che Forza Italia oggi conta non solo una presidenza, ma anche la presenza in due commissioni di "peso". Insomma, è il tempo della resa dei conti politica. Se quello dei forzisti (che dovranno prima o poi spiegare ad esempio affermazioni come quelle che individuavano un non meglio precisato soggetto che governava al posto del primo cittadino) era un tentativo di raddoppiare la propria presenza in giunta non è chiaro: ma certamente non ha funzionato.
La volontà di una "repressione" del dissenso tuttavia al momento non è la linea che la maggioranza sembra voler seguire. Il sindaco, infatti, si dice "dispiaciuto" per quanto avvenuto. "Nino è una persona seria e corretta che ha ben lavorato - ha detto il primo cittadino -. Voglio rispettare le sue decisioni perché comprendo che si sentiva in forte imbarazzo e per questo ho deciso di accettare le sue dimissioni".
Ma i rapporti con Forza Italia quali sono, adesso? "Non ho alcun problema, né personale nè politico con il partito - risponde - non capisco l'attacco portato avanti dal gruppo. Per me è stato un fulmine a ciel sereno".
Il posto in giunta resta al momento vuoto. Scinta, contattato dalla redazione di Agrigentonotizie ha ritenuto di non rilasciare al momento dichiarazioni.
Ad intervenire, invece, è l'ex sindaco Lillo Firetto, oggi consigliere di minoranza.
"Mentre vanno in scena lanci di stracci e squallide mischie, che pensavamo di avere archiviato, un drastico cambio di rotta riporta indietro le lancette dell'orologio. Intanto il Progetto Girgenti è fermo al palo. Ai gruppi di Maggioranza che si sono affrontati a colpi di comunicati stampa, vorrei ricordare che viviamo un periodo storico emergenziale sanitario ed economico e che, in tema di responsabilità e lealtà, c'è innanzitutto l'impegno che hanno assunto per il governo della città. Anziché far emergere parola dopo parola la pochezza del dibattito politico, con la misera elencazione reciprocamente rinfacciata degli spazi di potere offerti o di quelli non concessi, sindaco e maggioranza dovrebbero occuparsi della Città. Lo facciano. Del Progetto Girgenti, per esempio, non sappiamo più nulla, a parte i lavori dell'ex Ospedale di via Atenea, peraltro appaltati e consegnati per atti precedenti.Il Progetto Girgenti finanziato per 15 milioni e 800 mila euro, prevede interventi di sicurezza sociale, di recupero urbanistico, architettonico, di interconnessione modale, mobilità dolce e servizi sharing; una visione condivisa e partecipata del recupero delle aree più abbandonate e degradate per complessivi 33 milioni di euro. Non vorrei che si rischiassero di perdere questi soldi come è avvenuto con la legge 70 del 1976, quando per Agrigento erano stati destinati 25 miliardi di lire e gli amministratori del tempo furono capaci di farseli scappare. Anche allora per beghe analoghe a quelle attuali. E visto che l'orologio va all'indietro il timore è più che giustificato".
(Aggiornato alle ore 12,30)