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La provincia al voto, diciotto i candidati a sindaco per sei Comuni: a farla da padrone liste civiche e di centrodestra

Nonostante i rituali appelli all'unità i partiti della maggioranza di governo regionale non sono riusciti a trovare alcuna sintesi nei centri di maggiori dimensioni

Tutto è pronto, o quasi, per l'inizio della campagna elettorale. A poco meno di un mese dal voto in sei comuni della nostra provincia si sono messe in moto le attività per individuare i nuovi sindaci e i nuovi Consigli comunali.

Numeri alla mano, solo i piccoli centri avranno la garanzia di un nuovo primo cittadino già dopo lo spoglio del primo turno: a Montevago, Montallegro e San Biagio Platani lo scontro è a due e il sistema di voto maggioritario non lascia spazio a ipotesi di frammentazione del voto.

Più complessa la situazione nei centri più grandi dove si vota con il proporzionale (quindi c'è il ballottaggio se un candidato non supera il 50% dei voti a primo turno) e dove si registra anche un numero maggiore di candidati molti dei quali, lo dicono le liste presentate giusto oggi, pescano nel medesimo bacino elettorale.

Sì perché, come era accaduto ad Agrigento alle scorse amministrative, anche a Favara, Canicattì e Porto Empedocle dopo lunghi e accorati appelli all'unità l'area di centrodestra si è frammentata anche con qualche polemica in più di quanto ci si sarebbe aspettati. E questo non vale solamente, ad esempio, per il "duello a distanza" tra l'Udc e la Dc (che hanno presentato due liste in schieramenti opposti a Favara e Porto Empedocle) ma anche per i mal di pancia dentro Forza Italia e Fratelli D'Italia, con ad esempio la polemica interna al circolo di Favara tra il coordinatore provinciale Lillo Pisano e i vertici locali autosospesisi per sostenere Salvatore Montaperto invece che Giuseppe Infurna.

Sparito dai radar o quasi il centrodestra: una sola lista con il simbolo presentata in provincia (a Favara, con il segretario provinciale, il saccense Simone Di Paola immolatosi per la causa in lista) e nessun candidato di "bandiera", con il sindaco Dem uscente a Canicattì Ettore Di Ventura che ha messo su un'alleanza con Forza Italia che ha creato non pochi malumori.

Ha preso meno piede di quanto sperato dai vertici regionali anche l'esperimento di candidature "Giallo-Verdi", che unissero la sinistra e il Movimento 5 Stelle. Unico esempio al momento è Antonio Palumbo a Favara, e di certo la città di Antonio Russello non è un test valido per capire, su base regionale, cosa potrebbe accadere da una fusione a freddo tra elettorati non particolarmente compatibili. Un tentativo simile si stava conducendo anche a Porto Empedocle, ma è nato sostanzialmente morto e non si è arrivati alla candidatura così come a fare un passo indietro ad un soffio dalle elezioni è stato Orazio Guarraci: l'ex sindaco dopo un breve "io vorrei, non vorrei, ma se vuoi" ha stamattina deposto le armi e sciolto le sue fila che, in realtà, si erano già liquefatte per conto proprio.

Vincitrice assoluta dello scontro interno al Movimento empedoclino è senza dubbio Ida Carmina, unico candidato sindaco con il simbolo 5 Stelle in provincia e "sopravvissuta" alla diaspora della sua stessa amministrazione con la fuoriuscita di pezzi da "novanta" come l'ex sindaco Totò Urso che adesso, insieme al suo gruppo, ha dichiarato di voler rimanere spettatore della tenzone elettorale.

Insomma, i motori sono caldi: ma lo saranno anche gli elettori?

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