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Torna al teatro della "Postavecchia" lo spettacolo-cabaret di Ernesto Maria Ponte

In questo monologo l'attore prova a mettersi a nudo dinnanzi allo spettro dell'assenza di elettricità, inquietante e demoniaca metafora del consumismo che ci abbandona, delle certezze tecnologiche che vacillano, del mito tecnocratico che svanisce

Provate a immaginare la reazione di un uomo dei nostri tempi, corredato di telefonino e ipode, cullato in ogni istante da madre matrigna tecnologia, nel momento in cui dovesse andar via luce… È quello che ha fatto Ernesto Maria Ponte in questo suo nuovo monologo, mettendo un individuo qualsiasi dinnanzi allo spettro dell’assenza di elettricità, inquietante e demoniaca metafora del consumismo che ci abbandona, delle certezze tecnologiche che vacillano, del mito tecnocratico che svanisce.

Da qui, con la solita forza espressiva, la irresistibile mimica facciale, una sorta di “addio ai monti” rivolto, con lacerante sarcasmo, agli accessori di ogni tipo, concepiti per semplificare la vita di tutti i giorni, ma oramai sempre più condizionanti i gesti quotidiani, da asservire l’uomo al loro uso, e non viceversa. In una schiavitù fatta di nevrosi e atti automatici.

Ne viene fuori, in tal modo, un’analisi impietosa e divertente degli atteggiamenti e delle abitudini di una società con al piede la palla della tecnologia, una radiografia plurilinguistica delle ansie, delle fobie, che stanno alla base del nostro farneticare quotidiano.

Per riscoprire, alla fine, in una sorta di delirio antimoderno, la genuinità delle cose vere, i sentimenti non condizionati dalle malie di una tastiera di computer o di telefonino, nuove e terribili sirene pronte ad avvincere l’Ulisse di turno.

Solo alla fine del monologo, la risposta all’inquietante interrogativo: sarebbe meglio rimanere a sguazzare nel liquido amniotico del consumismo e della più sfrenata tecnologia, oppure starsene al buio, protetti dall’oscurità più fitta, al riparo dalla deriva tecnologica sempre più travolgente?

 

Lo spettacolo cabaret torna dopo un anno al teatro della Posta Vecchia. 
 
Giorni spettacoli: venerdi 2 e 9 marzo a partire dalle 21.30.
Sabato 3 e 10 marzo a partire dalle 21.30.
Domenica 4 e 11 marzo a partire dalle 18.
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