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Perché il prezzo di benzina e diesel può aumentare da domenica 5 febbraio

In Italia su 2.518 controlli della guardia di finanza, 989 violazioni alla disciplina prezzi nei distributori. Dona (Unc): "Multato il 39,3% dei benzinai". Intanto sta per scattare l'embargo ai prodotti raffinati provenienti dalla Russia, con tutte le conseguenze del caso

Le irregolarità dai benzinai ci sono, e sono tante. A gennaio 2023 in Italia sono stati effettuati dalla guardia di finanza 2.518 interventi, contestando 989 violazioni alla disciplina prezzi, di cui 341 per mancata esposizione e/o difformità dei prezzi praticati rispetto a quelli indicati e 648 per omessa comunicazione al ministero. Ad affermarlo è stato, ieri, il colonnello Alberto Nastasia, capo ufficio tutela uscite e mercati del comando generale della guardia di finanza, nel corso della sua audizione in commissione attività produttive della Camera. I controlli eseguiti dai reparti del corpo, spiega, "hanno interessato l'intera filiera di approvvigionamento e sono stati anche indirizzati a contrastare gli illeciti e le frodi connessi all'evasione di accise e iva sui carburanti".

Inoltre gli occhi sono puntati sul 5 febbraio, domenica: da quel giorno i prezzi dei carburanti potrebbe tornare a salire in maniera decisa (anche se certezze non possono essercene), per un motivo ben preciso. Ma procediamo con ordine.

Gli occhi puntati sui distributori 

Partiamo dai controlli. Da inizio mese, ricorda Nastasia, "è stata disposta una ulteriore intensificazione dell'azione di controllo sui prezzi del carburante mediante un piano d'interventi, ancora in corso, mirato nei confronti di soggetti: inottemperanti all’obbligo di comunicazione al Mimit della variazione dei prezzi praticati a partire dal 1° gennaio 2023; inadempienti 'cronici', ossia che non provvedono sistematicamente agli obblighi in rassegna; che hanno comunicato prezzi significativamente superiori rispetto al valore medio di riferimento". "Nel corso del 2022, i reparti del corpo hanno eseguito 5.187 interventi in tema di trasparenza dei prezzi dei carburanti, contestando 2.809 violazioni alla relativa disciplina. In particolare, 717 sono relative alla mancata esposizione e/o difformità dei prezzi praticati rispetto a quelli indicati e 2.092 afferiscono a violazioni agli obblighi di comunicazione", continua Nastasia.

L'accisa evasa supera i 450 milioni

"I controlli eseguiti dai reparti del Corpo - sottolinea Nastasia - hanno interessato l'intera filiera di approvvigionamento e sono stati anche indirizzati a contrastare gli illeciti e le frodi connessi all’evasione di accise e iva sui carburanti". Con i monitoraggi "abbiamo accertato fenomeni di evasione delle accise e dell'Iva che oltre a gravare sul gettito erariale, producono effetti distorsivi della concorrenza. Nel solo 2022, sono stati effettuati 2.514 interventi della specie rilevando 1.084 violazioni e deferendo all’autorità giudiziaria competente 866 soggetti, di cui 15 tratti in arresto. L'accisa evasa è stata quantificata in oltre 450 milioni di euro".

In questo contesto, spiega Nastasia, "assumono particolare rilievo le frodi perpetrate con società 'cartiere', imprese di fatto non operanti, con una dotazione patrimoniale minima, che spesso sono poste in liquidazione dopo pochi anni di vita e che risultano gestite da prestanome, soggetti nullatenenti senza alcuna storia imprenditoriale. esse hanno lo scopo di interporsi fittiziamente nella filiera commerciale, assumendo su di sé debiti di imposta 9 miscele idrocarburiche che non sono poi onorati, e di emettere fatture per operazioni inesistenti in modo da consentire agli operatori interponenti di utilizzarle a fini di evasione fiscale, indicando in bilancio e poi in dichiarazione costi inesistenti".

"Dati gravissimi"

"Dati gravissimi quelli della finanza. Il fatto che il 39,3% dei benzinai sia stato multato, nonostante a gennaio fossero sotto osservazione, attesta l'ampia diffusione delle irregolarità. Insomma, il fatto che, come abbiamo sempre sostenuto, a gennaio non abbiano speculato sul rialzo dei prezzi, dovuto invece al Governo Meloni, non vuol dire che la categoria sia da assolvere". Così, in una nota, Massimiliano Dona, presidente dell'Unione Nazionale Consumatori che torna a criticare la mediazione del Governo con i benzinai. "Rasenta quindi il ridicolo che il Governo, invece di triplicarle, abbassi le multe per chi non comunica i prezzi al ministero o li espone difformi, passando dai vigenti 516 euro a 200 euro. Un premio invece di una punizione. Quanto alla sospensione dell'attività, è diventata una chimera visto che ora potrà avvenire solo dopo 4 omesse comunicazioni settimanali nell’arco di 60 giorni e non più dopo tre violazioni senza limiti temporali anche non consecutivi, come era nella formulazione del decreto n. 5 pubblicata in Gazzetta", conclude Dona.

"I dati della Finanza relativi ai controlli presso le pompe di benzina e alle violazioni riscontrate in tema di prezzi, confermano in pieno le denunce avanzate dal Codacons nelle ultime settimane". Così l’associazione dei consumatori commentando i numeri forniti oggi dalle Fiamme Gialle. "Le violazioni sul fronte dell’esposizione dei prezzi al pubblico, le irregolarità e l’omessa comunicazione dei listini al ministero proseguono indisturbate – denuncia il presidente Carlo Rienzi –. Una situazione grave che conferma, qualora ce ne fosse ancora bisogno, tutte le nostre denunce circa le anomalie dei prezzi e i comportamenti scorretti a danno dei consumatori". "Ma soprattutto - conclude Rienzi - i numeri della Finanza accertano come sia indispensabile garantire agli automobilisti maggiore trasparenza in fatto di prezzi alla pompa, e come serva incrementare le sanzioni verso i benzinai scorretti perché quelle attualmente in vigore fanno il solletico ai gestori e non rappresentano un adeguato deterrente".

Cosa succede il 5 febbraio

Il governo Meloni, nel frattempo, si è detto disponibile a modificare, almeno in parte, le nuove regole sui prezzi dei carburanti. L’apertura è arrivata mentre sta per entrare nel vivo in Parlamento il lavoro sul contestato decreto che ha portato i benzinai allo sciopero e ha ricevuto anche un parere negativo dell’Antitrust. Sul dossier benzina è tornato nei giorni scorsi il ministro dell’Industria e del Made in Italy Adolfo Urso. "Siamo disponibili, sulla base delle sollecitazioni che giungeranno in Parlamento, ad eventuali ulteriori modifiche migliorative sempre a garantire la trasparenza", ha detto il ministro ribadendo la posizione del governo nel tentativo di rassicurare la categoria. 

La data cerchiata in rosso sul calendario è domenica prossima. Il 5 febbraio scatterà l'embargo ai prodotti raffinati provenienti dalla Russia. L'embargo al petrolio russo è stato deciso già dal 5 dicembre dall’Unione europea, ma solo dal 5 febbraio si estenderà ai prodotti della raffinazione, a partire dal diesel, e ciò potrebbe generare altra volatilità sui prezzi. L'Italia, a differenza che per il gas, non è particolarmente esposta a riguardo, ma per gli analisti l'embargo porterà a un nuovo generale aumento dei prezzi dei carburanti, soprattutto per quanto riguarda il gasolio. Il timore, in parole povere, è che possa partire una nuova raffica di rialzi. Certo, le scorte accumulate nelle ultime settimane faranno da cuscinetto ed eviteranno probabilmente un'impennata immediata delle quotazioni. Le compagnie del Vecchio Continente si sono affrettate a riempire gli stoccaggi di gasolio, con flussi che hanno raggiunto il massimo dell'ultimo anno. L'Ue sta facendo scorte anche da Medio Oriente e Asia, a cominciare dalla Cina. Ma a un certo punto il conto dell'embargo potrebbe arrivare (basti pensare ai costi di trasporto che saliranno, con possibili riflessi alle pompe) e allora sarà utile contare sull'accisa mobile prevista dal governo. Perché un generale incremento dei listini non può essere affatto escluso.

Cos'è l'accisa mobile

Accisa mobile, dunque. Di che cosa si tratta?  Il via libera alla riattivazione di questo sistema introdotto dalla finanziaria del 2008 è prevista  dal decreto sulla trasparenza dei prezzi dei carburanti appena entrato in vigore. Il taglio delle accise può essere adottato se il prezzo "aumenta, sulla media del precedente bimestre, rispetto al valore di riferimento, espresso in euro, indicato nell’ultimo Documento di programmazione economico-finanziaria presentato".  L'accisa mobile cala al crescere del prezzo di benzina e gasolio per alleggerire il carico complessivo. Bisogna andare a 15 anni fa (2007-2008) quando, di fronte a un prezzo del petrolio triplicato in 18 mesi nel contesto della crisi finanziaria globale, la manovra di quell’anno stabilì che le accise sarebbero state "diminuite al fine di compensare le maggiori entrate Iva derivanti dalle variazioni del prezzo internazionale del petrolio greggio". La misura semplifica (ma soprattutto rende vincolante nella sua applicazione) il meccanismo di sterilizzazione dei perversi effetti moltiplicatori degli aumenti del prezzo industriale dei carburanti sull'Iva, che insiste in percentuale fissa sulla sommatoria tra prezzo industriale e accisa. Lo strumento introdotto dal governo Prodi II a fronte di un aumento dei prezzi dei carburanti, e quindi del gettito Iva, riduce (di un pari importo) l'ammontare delle accise per limitare i rincari. È un meccanismo rimasto finora inapplicato.


fonte Today.it

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