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Confimprese Sicilia: "Zona rossa ridicola, tante aziende chiudono ma profumerie restano aperte..."

Giovanni Felice, coordinatore regionale dell'associazione delle imprese del commercio, ha inviato una nota al presidente Musumeci: "Pensare che si possa derogare alle misure restrittive perché devi andare a comprare un rossetto francamente rappresenta un paradosso"

provvedimenti adottati hanno generato una confusione che genere l’impossibilità di effettuare controlli, e le misure di contrasto individuate non sono adeguate alla gravità della situazione". Lo dichiara Giovanni Felice, coordinatore regionale di Confimprese, che con una nota inviata al presidente Musumeci ha voluto sottolineare "come l’individuazione della zona rossa evidenzia una gravità nello sviluppo della pandemia, ma in contrasto con l’emergenza sanitaria, dei danni e sacrifici imposti alle aziende, si cade nel ridicolo nell’individuazione dei generi di prima necessità".

"Considerare generi di necessità – continua Giovanni Felice - solo per citarne alcuni i prodotti di cosmetica, i profumi e financo i giocattoli in un momento così grave è un’offesa a chi soffre ed a chi subisce danni. Pensare che si possa derogare alle misure restrittive perché devi andare a comprare un rossetto francamente rappresenta un paradosso. Quindi ha fatto bene il presidente ad eliminare “le visite agli amici”, ma non è sufficiente. Il nostro non è un ragionamento a chiudere, intendiamo – continua il coordinatore regionale di Confimprese a rendere il più breve possibile il periodo di restrizioni, ma con le misure in atto, con l’impossibilità di controllare con le tante eccezioni alla regola, gli effetti anti Covid sono fortemente limitati, mentre i danni economici ed alla salute sono garantiti. Abbiamo proposto l’istituzione di un tavolo di crisi permanente, per limitare al massimo i disagi delle aziende e delle partite Iva e per ragionare per il periodo post covid, per consentire alle aziende di sopravvivere".

Felice ha proseguito: "Per consentire alla zona rossa di raggiungere il proprio obiettivo abbiamo proposto di: sfoltire i generi di prima necessità; Inserire misure operative (ad esempio incontro per appuntamento) per alcune attività di servizio; costituire nei Comuni capoluogo dei centri anti-assembramento sul modello di quello realizzato a Roma; chiedere, come già la Regione ha fatto, al Governo nazionale adeguati “ristori” per le categorie danneggiate facendo riferimento ai fatturati e non ai codici ateco". 

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