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Economia

Bonus Sicilia, l'appello di Cna ai parlamentari: "Stoppate il bando"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di AgrigentoNotizie

“Facciamo appello ai parlamentari agrigentini che siedono a sala d’Ercole. Invochiamo un loro, urgente, intervento per stoppare il bando sul “Bonus Sicilia” che di fatto sta tagliando fuori un numero consistente di attività”. I vertici provinciali della CNA di Agrigento, facendosi interpreti delle difficoltà che stanno riscontrando le imprese nel potere aderire alla misura, prendono posizione a pochi giorni dalla chiusura dei termini per la presentazione della richiesta nell’apposita piattaforma telematica. “Ci rivolgiamo agli onorevoli Savarino, Catanzaro, Di Caro, Mangiacavallo, Pullara, Gallo, La Rocca Ruvolo e Di Mauro, che è anche vice presidente dell’Ars, affinché raccolgano questo grido d’allarme proveniente dal tessuto produttivo e facciano sentire la loro voce nel Palazzo del Governo siciliano.

La concessione del contributo a fondo perduto alle imprese, che durante il lockdown sono rimaste chiuse, rappresenta certamente un gesto di grande sensibilità da parte della Regione – affermano il presidente Francesco Di Natale e il segretario Claudio Spoto – ma non ci convincono, e soprattutto non convincono gli operatori economici, alcune condizioni contemplate nel bando e le modalità di accesso al potenziale aiuto, destinato a lenire i danni subiti dagli effetti devastanti scaturiti dalla diffusione del Coronavirus. Ecco perché chiediamo ai deputati, che sono l’espressione istituzionale diretta dei territori,  di farsi carico di questo problema, dal momento che Palazzo d’Orleans, nonostante le sollecitazioni,  sembra ad oggi sordo rispetto alla richiesta di sospendere il bando. Siamo di fronte a criticità e limitazioni – osservano ancora Di Natale e Spoto – le cui conseguenze sono quelle di lasciare fuori una vasta platea di imprese per tutta una serie di paletti, a nostro avviso incomprensibili, oltre che per la ridotta dotazione del budget a disposizione.  Riteniamo necessario rivedere la tabella dei Codici Ateco ammissibili al finanziamento. Ci sono attività, come ad esempio la produzione di pasticceria, le tintolavanderie, i centri di revisione, autoriparatori e impiantisti, le quali, seppur non ricomprese tra i codici del DPCM di marzo, erano di fatto chiuse, come risulta dai dati della cassa integrazione. Non possono essere escluse. C’è poi la richiesta della regolarità del DURC, la quale, a nostro giudizio – evidenziano - non  va contemplata.  Le imprese a seguito dei continui rinvii del versamento dei contributi, opportunamente consentiti dal governo, non hanno ancora regolarizzato la loro posizione. E i tempi stretti, previsti nel bando, non consentono alle aziende, colpite dalla pandemia, di avere il Durc in regola. Altro nodo è rappresentato dalla certificazione del Revisore Contabile. Una richiesta che consideriamo eccessiva, anche perché si traduce in un costo aggiuntivo per l’impresa. Si potrebbe risolvere con una semplice autocertificazione. Per non parlare dell’attuale procedura che riguarda l’accessibilità al servizio di prenotazione, la compilazione e invio dell’istanza. La complessità dell’iter di partecipazione al bando viene appesantita, per non farci mancare nulla,  dalla presenza dell’identità digitale (SPID), per la quale si riscontrano criticità nei tempi di attivazione della stessa. Completa questo scenario intriso di forti elementi di criticità – concludono Di Natale e Spoto – l’atto finale di questa procedura: ci riferiamo al click day che risulta essere una sorta di presa in giro. Ridurre l’ottenimento o meno del contributo alla velocità con cui si pigia un tasto del computer, ci sembra davvero un’offesa e una mortificazione per chi ogni giorno, con sacrifici, responsabilità e rischio, tiene in piedi l’economia del nostro territorio.  Alla luce di tutto questo, invochiamo una netta e chiara presa di posizione della classe politica regionale, chiamata, a prescindere dalla bandiera di partito o di schieramento, a dare una risposta al territorio e alle imprese che continuano ad attraversare una fase di grande disagio e sofferenza.  Il bando va immediatamente bloccato, rivisitato e ridefinito anche nella sua modalità di accesso, magari seguendo, proprio in tema di erogazione del contributo a fondo perduto, il solco tracciato dal  Governo nazionale”.

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