Costrinse collega a firmare transazione? Arnone si difende: "E' stata lei a chiederlo"
L'avvocato nega le accuse di violenza privata ai danni della collega: "Non ho obbligato nessuno, è stata una normalissima trattativa". Slitta l'audizione della presunta vittima, a sua volta querelata per calunnia e falsa testimonianza dall'imputato
"Non ho affatto costretto l'avvocato Francesca Picone a concludere una transazione, è stata lei a manifestare questa volontà e abbiamo trattato sulla base di termini e cifre del tutto congrui". Giuseppe Arnone si difende così, davanti al giudice Manfredi Coffari, dall'accusa di violenza privata ai danni della collega che scaturisce dall'intricata vicenda per la quale, nel novembre del 2016, fu arrestato con l'iniziale accusa di estorsione.
"Ho dovuto subire - ha detto rendendo spontanee dichiarazioni - l'onta di trascorrere una decina di giorni in carcere e la circostanza ebbe enorme rilievo mediatico". Francesca Picone, secondo quanto ipotizza l'accusa rappresentata in aula dal pm Cecilia Baravelli, sarebbe stata costretta a concludere una transazione con cui si impegnava a pagare 50 mila euro per porre fine a una serie di contenzioni e a sottoscrivere un accordo in virtù del quale gli consegnava assegni per 14.000 euro.
L'avvocatessa, all?epoca, era imputata di estorsione ai danni di alcuni clienti disabili ai quali, secondo l'accusa, sarebbero state fatte pressioni indebite per pagare una somma ulteriore del suo onorario. Le presunte vittime di quel processo (che si concluse con la condanna della professionista, in primo grado, a 4 anni) si erano rivolte ad Arnone. L'ipotesi iniziale della Procura era che Arnone, che già aveva diffuso notizie sul caso attraverso un manifesto, avrebbe preteso dei soldi, col pretesto della transazione, minacciando di alzare clamore mediatico. Dopo l?annullamento dell?ordinanza cautelare da parte del riesame e della Cassazione, la Procura ha deciso di mandarlo a processo riqualificando l?accusa ed escludendo, in sostanza, che le intenzioni sarebbero state quelle di avere un arricchimento patrimoniale.
L'audizione di Francesca Picone, che si è costituita parte civile con l'assistenza dell'avvocato Angelo Farruggia, è slittata anche perchè i difensori di Arnone, gli avvocati Arnaldo Faro e Daniela Principato, hanno rappresentato la circostanza che la teste è stata denunciata dallo stesso Arnone, per questi fatti, per le accuse di calunnia e falsa testimonianza e, di conseguenza, potrebbe dover essere interrogata con l'assistenza di un difensore.