Ha finito di scontare, durante la scorsa estate, 12 anni e 8 mesi di reclusione per mafia. Condanna che gli era stata inflitta a conclusione del processo “Scacco Matto”: il processo sulle cosche della parte Occidentale della provincia di Agrigento. E’ stato arrestato, nelle ultime ore, per l’ipotesi di reato di violazione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza. Misura che prevedeva anche l’obbligo di soggiorno a Santa Margherita Belice. Ma lui, Pasquale Ciaccio di 52 anni, è stato trovato – dai carabinieri della stazione cittadina – a pascolare il proprio gregge di pecore nelle campagne di Sambuca di Sicilia. I due Comuni sono praticamente attigui e, verosimilmente, il cinquantaduenne non si sarebbe accorto d’aver oltrepassato il confine. Accertata la violazione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, i militari dell’Arma hanno fatto scattare l’arresto e il margheritese è stato – su disposizione del sostituto procuratore di turno del tribunale di Sciacca, titolare del fascicolo d’inchiesta immediatamente aperto, - collocato ai domiciliari.

Non è escluso che il cinquantaduenne abbia cercato di spiegare e giustificare – davanti ai carabinieri - la sua presenza in quel punto di Sambuca di Sicilia. Stava, del resto, veramente, pascolando un gregge di pecore. A carico di Pasquale Ciaccio, in passato, era scattata anche la confisca dei beni. Bloccatoun patrimonio del valore di circa 900 mila euro, composto da terreni, magazzini e rapporti bancari.

Sull’arresto, il suo difensore, l’avvocato Francesco Di Giovanna, afferma: “E’ uscito dal carcere da pochi mesi, stava lavorando e non sapeva con esattezza i confini del suo Comune. Si sarà allontanato di qualche decina di metri, ma sempre per lavoro e non conoscendo con esattezza fino a dove poteva muoversi. Stiamo parlando di un territorio a cavallo tra due Comuni”. Sulla convalida deciderà questa mattina il giudice Rosario Di Gioia del tribunale di Sciacca.