"Millantavano di trovare posti di lavoro in una nuova base Nato", spuntano nuove vittime
L'udienza preliminare, a carico dei tre presunti componenti della banda di truffatori, è stata aggiornata per consentire la notifica del procedimento
Soldi in cambio di posti di lavoro in una fantomatica base Nato che sarebbe stata allestita a Punta Bianca nello stesso sito dove, invece, dovrebbe nascere una riserva naturale. Si allarga la lista delle presunte vittime pronte a costituirsi parte civile al processo ai tre presunti componenti della banda di truffatori.
L'udienza preliminare è stata, quindi, aggiornata al primo giugno per consentire la costituzione di parte civile. La banda avrebbe operato, tra febbraio 2020 e agosto 2021, truffando oltre 150 pesone.
A monte di tutto, secondo gli inquirenti, vi sarebbe stato l'ideatore del sistema, Luciano Montemurro, 63 anni, di Favara, che nelle riunioni con i truffati si sarebbe presentato come "Cardinale vescovo di Monreale", una personalità di rilievo politico e sociale tale da poter, appunto, garantire assunzioni. Insieme a Montemurro avrebbero agito due fratelli canicattinesi: Angelo e Diego Favata, 58 e 50 anni.
Tutto sarebbe partito dalla denuncia di alcune vittime che si sono rivolte ai militari, raccontando quanto stava accadendo. Sono state le intercettazioni poi ad accertare come i tre "mediante artefizi quali il millantato patrocinio di vertici dello Stato e la sostituzione di persona, la disponibilità di progetti edilizi, contratti, documenti e timbri falsi" avrebbero promesso 150 posti di lavoro a persone tra le province di Agrigento, Caltanissetta e Palermo, in una immaginaria futura base militare da costruire a Punta Bianca. I truffati avrebbero versato somme a partire da 2500 euro per saltare l'esame di assunzione.
Alcuni di loro, proprio seguendo un sistema piramidale tipico delle truffe, sono stati a loro volta convinti a diventare reclutatori di forza lavoro alla base. Il numero dei truffati, comunque, potrebbe essere molto più alto.
Per rendere più credibile il racconto, secondo l'ipotesi accusatoria, i tre si sarebbero dotati di mappe della base, plichi sigillati in ceralacca, contratti falsi e addirittura tesserini contraffatti. Tutto materiale sequestrato insieme a quello che appare come un "libro mastro" delle persone raggirate.
Gli imputati - accusati di associazione a delinquere, truffa e sostituzione di persona - hanno nominato come difensori gli avvocati Paolo Ingrao, Calogero Meli e Angelo Nicotra. All’udienza preliminare, davanti al gup Micaele Raimondo, potranno chiedere il giudizio abbreviato o il patteggiamento. Numerose le presunte vittime indicate come “parti offese”: nella lista anche il generale Portolano che sarebbe stato da loro indicato come futuro comandante della base.