La strage delle Maccalube, i consulenti della difesa: "Evento imprevedibile"
I tecnici hanno smentito la versione del geologo Carlo Cassaniti che ha eseguito una relazione per conto del pm: "Potrebbe essere stato provocato persino da un sisma"
“E’ stato un evento del tutto imprevedibile, non c’erano gli strumenti tecnici per valutare il rischio di ribaltamenti”. È scontro aperto fra consulenti di parte al processo per la tragedia delle Maccalube dove il 27 settembre del 2014 morirono, travolti dal fango della collina, esplosa per l’attività dei vulcanelli, i fratellini Carmelo e Laura Mulone, di 9 e 7 anni, che stavano facendo una passeggiata insieme al padre. Per tutta la giornata di ieri, fra la mattina e il pomeriggio, sono stati ascoltati tre consulenti della difesa. Si tratta di Dario Albarello, docente dell’Università di Siena; Patrizia Capizzi, docente di geofisica applicata dell’Università Palermo e Giovanni Noto, geologo. I tre consulenti hanno cercato di smontare in ogni punto le conclusioni del consulente della Procura, Carlo Cassaniti. “Ho esaminato – aveva detto rispondendo al pubblico ministero Carlo Cinque – la situazione relativa ai tre decenni precedenti. Nella riserva delle Maccalube c’erano stati dieci eventi parossistici. In sostanza si è verificato, per dieci volte in trenta anni, che è un periodo abbastanza elevato. Questo significa che sulla base dei dati statistici il sito era da ritenere poco sicuro”. Albarello, ieri, ha replicato: “Il metodo del consulente della Procura è errato, parte da presupposti sbagliati. Che la mancanza di un sistema di monitoraggio fosse un limite è vero ma nessuno poteva prevedere su basi scientifiche quando la riserva doveva essere chiusa a causa di un'imminente attività eruttiva”.
Gli imputati sono l’architetto Domenico Fontana, attuale assessore comunale ed ex presidente regionale di Legambiente, ente che gestisce il sito su incarico della Regione; Daniele Gucciardo, anch’egli architetto esponente di Legambiente, dipendente della riserva, e Francesco Gendusa, dirigente dell’assessorato regionale al Territorio, esperto di siti naturalistici.
Albarello, rispondendo a una domanda del giudice relativa alla sua consulenza, ha rilanciato una possibile ipotesi. “Potrebbe essere stato persino un terremoto in un’altra zona della Sicilia a innescare il movimento che ha portato al ribaltamento ma si tratta di un’ipotesi come le altre. Non ci sono elementi per dire cosa sia successo”.