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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Porto Empedocle

Lampedusa, il tunisino fermato arriva a Porto Empedocle: oggi attesi Barroso e Letta

Bensalem Khaled, per il quale la Procura della Repubblica di Agrigento ha emesso ieri un fermo di indiziato di delitto, è accusato di omicidio volontario plurimo continuato, favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e di naufragio

E' stato tradotto ieri sera Bensalem Khaled, il tunisino di 35 anni, accusato di essere lo scafista del barcone naufragato lo scorso 3 ottobre a poche centinaia di metri dall'isola dei Conigli, a Lampedusa (Agrigento), sbarco che ha portato alla morte di oltre 300 persone. L'uomo, accompagnato dalla polizia, è sceso dalla nave per essere prima portato negli uffici della Questura di Agrigento. Successivamente è stato trasferito nel carcere di Agrigento, in contrada Petrusa.

VIDEO L'arrivo di Bensalem Khaled a Porto Empedocle

Bensalem Khaled, per il quale la Procura della Repubblica di Agrigento ha emesso ieri un fermo di indiziato di delitto, è accusato di omicidio volontario plurimo continuato, favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e di naufragio. Gli inquirenti sono arrivati a lui grazie alle testimonianze dei sopravvissuti: lo chiamavano "white man", considerato che era l'unico di carnagione chiara a bordo del natante. Avrebbe avuto un "aiutante", uno «più giovane di lui, ma sempre di carnagione chiara» hanno raccontato ancora i superstiti alla polizia. Di quest'altra persona, però, al momento nessuna traccia. Per gli investigatori non è escluso che possa essere tra le vittime ancora intrappolate dentro il relitto del barcone, che si trova a circa 50 metri di profondità.

Lo scafista fermato arriva a Porto Empedocle

Nel corso dell'interrogatorio con il pm Andrea Maggioni, inoltre, il 35enne avrebbe confessato di essere stato lo scafista di un altro sbarco, avvenuto l'11 aprile del 2013. In quell'occasione, alla guida di un'imbarcazione in legno di circa quindici metri, avrebbe condotto sull'isola di lampedusa 250 migranti. Secondo quanto ricostruito dai magistrati, che adesso attendono la convalida da parte del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Agrigento, sarebbe stato lui a dare fuoco alla coperta, per fare segnali sulla terraferma. Quelle fiamme avrebbero quindi raggiunto il carburante dell'imbarcazione, facendo così affondare il barcone. Il peschereccio con a bordo circa cinquecento migranti subsahariani sarebbe partito da Misurata (Libia) verso le 3 del mattino. Giunto però nei pressi della costa di Lampedusa, avrebbe iniziato ad imbarcare acqua. In questo momento l'uomo avrebbe intriso la coperta di gasolio per poi darla alle fiamme.

Intanto a Lampedusa continuano le ricerche delle vittime: i sommozzatori appartenenti a Guardia costiera, Vigili del fuoco, carabinieri, Guardia di finanza e polizia lavorano senza sosta per cercare di recuperare quanti più cadaveri. Il bilancio è destinato a salire. Al momento sono 287 le vittime recuperate.I sommozzatori stanno lavorando all'interno del relitto, a quasi 50 metri di profondità: un'operazione alquanto difficile e pericolosa per liberare i corpi bloccati nella stiva. Oggi è atteso sull'isola José Manuel Barroso, presidente della Commissione europea, insieme a Cecilia Malmström, commissario europeo per gli affari interni, al premier Enrico Letta e al vicepremier Angelino Alfano. I pescatori del consorzio di Lampedusa accoglieranno i rappresentanti istituzionali col suono delle sirene dei pescherecci nel porto. “Un modo  – dice il presidente del consorzio Totò Martello – per far sentire la nostra protesta sul disagio e sulle difficoltà dei pescatori e della comunità di Lampedusa”.

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