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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

"Torture, sevizie e stupri sui migranti prima di partire", fermato un ventenne

Dai racconti acquisiti dalla polizia di Stato, è emerso che i profughi venivano martoriati anche in diretta telefonica con i propri parenti ai quali veniva richiesto il pagamento di un riscatto per porre fine alle sofferenze dei loro cari

Avrebbe torturato, seviziato e stuprato i migranti rinchiusi nella "safe house", prima che partissero verso le coste italiane. La polizia di Stato ha fermato - ed il Gip del tribunale di Agrigento Francesco Provenzano ha già convalidato - un ventenne ghanese, Eric Ackom Sam, ritenuto essere un trafficante di uomini. Nei giorni scorsi, l'uomo - sbarcato lo scorso 5 marzo a Lampedusa - è stato sottratto da un tentativo di linciaggio da parte di alcuni immigrati che lo avevano riconosciuto come il responsabile delle torture subite in Libia. 

Dal racconto dei migranti è emerso che venivano sottoposti a sevizie, anche in diretta telefonica con i propri parenti, ai quali veniva richiesto il pagamento di un riscatto per porre fine alle sofferenze dei loro cari.

I pubblici ministeri Calogero Ferrara e Giorgia Spiri della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, che è guidata da Francesco Lo Voi, hanno emesso il provvedimento di fermo che è stato eseguito dalla Squadra Mobile di Agrigento che è guidata da Giovanni Minardi e Vincenzo Di Piazza.

Il Gip ha disposto la custodia cautelare in carcere per le ipotesi di reato di associazione per delinquere finalizzata alla tratta, al sequestro di persona, alla violenza sessuale, all'omicidio aggravato ed al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Dda e Mobile, per alcuni reati consumatisi interamente all'estero, ha potuto procedere sulla base di una richiesta del ministro della Giustizia.

Ecco alcuni passaggi delle testimonianze dei migranti: “Ogni volta che dovevo telefonare a casa, Fanti mi legava e mi faceva sdraiare per terra con i piedi in sospensione e, così immobilizzato, mi colpiva ripetutamente e violentemente con un tubo di gomma in tutte le parti del corpo e in special modo nelle piante dei piedi, tanto da rendermi quasi impossibile di camminare”.

Spesso collegava degli elettrodi alla mia lingua per farmi scaricare addosso la corrente elettrica”. Ed ancora: “Porto ancora addosso i segni delle violenze fisiche subite, in particolare delle ustioni dovute a dell’acqua bollente che mi veniva versata addosso”.


 

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