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Il verdetto / Licata

Disabili torturati e video delle sevizie finiti sui social: 4 condanne ridotte in appello

Le vittime sarebbero state legate e picchiate con calci e pugni oppure imbrattate con della vernice: si è trattato del primo caso in Sicilia. L'accusa di sequestro di persona è stata ritenuta "assorbita"

Quattro condanne in appello per le violenze e derisioni gratuite ai danni di incolpevoli disabili: le torture, in seguito sono state diffuse in rete dopo essere state filmate con i telefonini.

I giudici della terza sezione della Corte di appello di Palermo, tuttavia, hanno ridotto le condanne perchè hanno ritenuto che il reato di sequestro di persona andasse ritenuto "assorbito" in quello di tortura. Sette anni e 6 mesi di reclusione sono stati inflitti ad Antonio Casaccio, 28 anni (9 anni in primo grado); 5 anni e 10 mesi a Gianluca Sortino, 25 anni (7 anni); 6 anni e 6 mesi a Jason Lauria, 27 anni (8 anni) e 4 anni ad Angelo Marco Sortino, 38 anni (7 anni).

I disabili, secondo quanto ha accertato il processo, sarebbero stati picchiati, sequestrati e umiliati nella propria abitazione o per strada. In una circostanza uno dei tre invalidi civili sarebbe stato brutalmente pestato con un bastone, legato con del nastro adesivo e abbandonato per strada fino a quando una donna di passaggio non lo liberò.

In altre sarebbero stati umiliati con della vernice al volto e con una sostanza che aveva provocato la caduta dei capelli. Oppure, ancora, legati a una sedia con un secchio in testa e picchiati. Calci, pugni, bastonate e minacce di morte. Il tutto sempre filmato con degli smartphone e diffuso in rete, sui social con titoli di derisione.

Un racconto dell'orrore, andato avanti per molti giorni, con tre vittime scelte a caso, solo perchè disabili. La loro "ribellione", dopo gli ennesimi pestaggi, ha fatto scattare l'inchiesta che nel 2021 fece scattare quattro arresti. Le vittime hanno confermato le accuse in occasione dell'incidente probatorio dove uno di loro ha denunciato pure di avere subito pressioni per ritrattare.

L’indagine si è avvalsa anche di alcune “fonti confidenziali” che hanno consegnato dei video. Alcuni sono stati diffusi su whatsapp e altri pubblicati su facebook: ed è proprio dalla piattaforma social più diffusa al mondo che sarebbe stato cancellato, proprio mentre i militari lo visionavano per masterizzarlo, un video che ritraeva uno degli indagati e un’altra persona, inseguire con una motoape un disabile, per strada, al quale avevano imbratto il volto con della vernice verde.

Ma ci sono episodi anche peggiori con i disabili brutalmente picchiati. Uno dei tre finiti nel mirino ha raccontato di essere stato avvicinato da un gruppetto che, senza alcun motivo, gli avrebbe sbattuto la testa più volte contro una saracinesca mentre gli altri ridevano. ”Ho pensato di morire soffocato”, ha raccontato ai carabinieri.

Il sostituto procuratore generale di Palermo, Carlo Lenzi, aveva chiesto la conferma della condanna. Si è trattato del primo caso, in Sicilia, di condanna per il reato di tortura. Le pene sarebbero state superiori di un terzo se i difensori (gli avvocati Giovanni Castronovo, Giuseppe Glicerio, Dario Crocifisso Granvillano, Santo Lucia e Giuseppe Vinciguerra) non avessero chiesto il giudizio abbreviato. 

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