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L'appello

"Lei ha commesso reati informatici": finti carabinieri tentano la truffa telefonica, l'Arma richiama tutti alla prudenza

La raccomandazione è di non dare seguito ad alcun tipo di pagamento, poiché in nessun caso le forze dell’ordine richiedono pagamenti di sanzioni amministrative

Nei giorni scorsi, nel Nisseno, è stato denunciato il tentativo, da parte di ignoti, di commettere una truffa ben organizzata. Dei falsi carabinieri hanno telefonato a una persona informandola che nell’ambito di un’attività d’indagine sarebbe emersa la sua responsabilità penale per la commissione di reati informatici. I finti carabinieri hanno chiesto il pagamento di una sanzione amministrativa per evitare l’instaurazione di un procedimento penale.

In questo momento i militari dell’Arma stanno svolgendo tutti gli accertamenti utili all’individuazione dei delinquenti - rendono noto dal comando provinciale dell'Arma di Caltanissetta - . La raccomandazione è di non dare seguito ad alcun tipo di pagamento, poiché in nessun caso le forze dell’ordine richiedono il pagamento di sanzioni amministrative. Si raccomanda, inoltre di non condividere alcuna informazione personale o documento di riconoscimento. Eventuali vittime sono invitate a recarsi quanto prima nei diversi comandi dell’Arma dislocati sul territorio, così - conclude la nota stampa diramata - da monitorare il fenomeno e raccogliere elementi aggiuntivi, che possano essere d’ausilio all’identificazione dei malfattori.

Il tentativo di truffa si è registrato appunto in uno dei paesi della vicinissima provincia di Caltanissetta. Ma non è escluso che possa anche materializzarsi nell'Agrigentino. Ecco perché AgrigentoNotizie sceglie di riprendere e condividere, pur non essendo di sua "competenza territoriale", l'appello lanciato dal comandante provinciale dei carabinieri di Caltanissetta: il colonnello Vincenzo Pascale.  

A ottobre del 2020, del resto, anche nell'Agrigentino si era registrato un episodio analogo: un trentottenne (che venne arrestato dai carabinieri della compagnia della città dei Templi) chiamò una sessantottenne di Realmonte, spacciandosi quale maresciallo dei carabinieri in servizio alla Procura di Agrigento e chiese il pagamento di una multa che l'anziana - a dire del sedicente sottufficiale - aveva preso per divieto di sosta nella città dei Templi. La sanzione da pagare, prima di rischiare di perdere la Fiat Punto: l'unica macchina a disposizione della vittima che vive da sola, era di 250 euro. Soldi che la sessantottenne di Realmonte consegnò al collaboratore del "maresciallo dei carabinieri della Procura" che si era presentato qualche giorno dopo davanti l'abitazione della donna. Ma dopo quell'esborso, il "maresciallo" ha - stando all'accusa allora formalizzata - continuato a chiamare l'anziana affinché regolarizzasse la revisione, le targhe e perfino il libretto di circolazione. Nel corso di un paio di settimane, la donna ha consegnato - in quattro circostanze - un totale di 700 euro.

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