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Cronaca

"Tangenti in cambio di favori all'Agenzia delle Entrate e certificati falsi per non lavorare": chieste 6 condanne

Diverse accuse sono cadute in prescrizione, proposte anche assoluzioni nel merito: fra i 12 imputatie ci sono funzionari dell'ufficio, un consulente del lavoro, un imprenditore e il presidente dell'Ordine dei medici

Sei condanne fino a 2 anni e 10 mesi di reclusione: sono le richieste del pubblico ministero Maria Barbara Grazia Cifalinò a conclusione della requisitoria del processo scaturito dall'inchiesta "Duty free", che ipotizza un giro di tangenti, sotto forma di regalie e favori di varia natura, in cambio di annullamenti di sanzioni tributarie, all'Agenzia delle Entrate di Agrigento.

Per altri sei imputati il magistrato della procura ha proposto una sentenza di assoluzione e proscioglimento per prescrizione: il decorso del tempo ha spazzato via gran parte delle accuse di falso, corruzione e abuso di ufficio. 

Gli imputati di questo troncone processuale, in dirittura di arrivo davanti ai giudici della seconda sezione penale, presieduta da Wilma Angela Mazzara, sono dodici. Si tratta di Antonio Vetro, 53 anni, di Favara, consulente del lavoro; Vincenzo Tascarella, 68 anni, di Agrigento; Giuseppe Cumbo, 69 anni, di Agrigento; Giuseppe Castronovo, 62 anni, di Favara, Filippo Ciaravella, 69 anni, di Agrigento; Piera Callea, 56 anni, di Favara, Angelo Pagliarello, 64 anni, di Campobello; tutti funzionari dell’Agenzia; Salvatore La Porta, 47 anni, di Porto Empedocle, socio e amministratore della Metalmeccanica agrigentina; i medici Giovanni Crapanzano, 73 anni, di Favara, e Santo Pitruzzella, 71 anni, anche lui di Favara, quest'ultimo presidente dell'Ordine; estranei al giro di tangenti che coinvolge imprenditori e funzionari ma accusati di avere rilasciato falsi certificati ad alcuni ispettori dell'Agenzia e i ristoratori favaresi Giuseppe Costanza, 37 anni e il padre Salvatore, 71 anni, accusati di avere rilasciato una falsa attestazione per alcuni rimborsi che poi doveva essere utilizzata dai funzionari. 

Il pm ha chiesto 2 anni e 10 mesi di reclusione per Vetro; 2 anni e 8 mesi per Cumbo, un anno per Ciaravella, un anno e sei mesi per Castronovo, 1 anno e 2 mesi per Crapanzano e Pitruzzella. Per gli altri sei imputati il magistrato della procura ha sollecitato assoluzioni e sentenza di non luogo a procedere per prescrizione. Anche le richieste di condanna per gli altri sei imputati non riguardano tutte le singole imputazioni. 

Uno degli episodi principali dell’inchiesta che il 10 dicembre del 2015 fece scattare undici misure cautelari eseguite dalla Guardia di finanza, fra carcere, arresti domiciliari e misure minori, riguardava l’assunzione alle dipendenze di Girgenti Acque, la società che gestiva il servizio idrico in molti comuni della provincia di Agrigento, dell'allora trentenne Francesca Leto, praticante avvocato figlia del direttore dell’Agenzia, Pietro Pasquale.

L’imprenditore Marco Campione, legale rappresentante del colosso aziendale, e Leto, secondo l’accusa iniziale che non ha retto al vaglio del processo, avrebbero barattato l’assunzione con l’annullamento di una sanzione di 44 mila euro comminata alla società dell’imprenditore. Michele Daina, 68 anni, di Agrigento, storico ragioniere del gruppo Campione, era accusato di avere avuto un ruolo nell’accordo corruttivo fra Leto e il proprio datore di lavoro. Il giudice li ha assolti tutti. Le residue condanne per abuso di ufficio a carico di altri imputati sono state annullate in appello.

Adesso, a distanza di 7 anni dal blitz, si avvicina il momento del verdetto per gli imputati del troncone ordinario. Il 7 giugno ci saranno le prime arringhe difensive con gli interventi degli avvocati Salvatore Manganello, Salvatore Pennica e Antonino Gaziano. 

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