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Subisce un taglio cesareo e perde la capacità di procreare: Asp condannata al risarcimento danni

La donna chiedeva 101.462 euro. Il tribunale, condividendo le conclusioni del Ctu, ha ritenuto sussistente il nesso casuale tra il danno biologico riportato dalla donna e la condotta negligente dei sanitari

Poco più di 50 mila euro. E' tanto l'Asp che sta pagando - in esecuzione di una sentenza del tribunale di Agrigento - ad una donna che a causa di un intervento di taglio cesareo ha perso la capacità di proceare. 

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Era il 21 gennaio del 2010 quando la donna, all'unità operativa di Ginecologia ed Ostetricia dell'ospedale "San Giovanni di Dio" di Agrigento, veniva appunto sottoposta a taglio cesareo. In seguito a questo intervento chirurgico la donna avrebbe perso appunto la capacità di procreare. Il 20 aprile del 2017, la donna ha citato l'azienda sanitaria provinciale dinanzi al tribunale di Agrigento per ottenere l'accertamento e la dichiarazione di responsabilità dell'evento lesivo. L'ex paziente dell'ospedale di contrada Consolida chiedeva un risarcimento danni di 101.462 euro. L'Asp si è costituita in giudizio, chiedendo il rigetto dell'istanza di risarcimento, ma il 26 ottobre del 2021 il tribunale di Agrigento, condividendo le conclusioni del Ctu, ha condannato l'azienda sanitaria provinciale perché ha ritenuto sussistente il nesso casuale tra il danno biologico riportato dalla donna e la condotta negligente dei sanitari. L'Asp è stata dunque condannata al risarcimento danni di 50.117,49 euro, oltre ad interessi, e al pagamento delle spese processuali quantificate in 4 mila euro. La sentenza ha avuto formula immediatamente esecutiva e dunque alla donna sono dovuti 51.300 euro, di cui 50.117 a titolo di risarcimento e il resto a titolo di interessi. 

L'Asp - visto la clausola di immediata esecutività della sentenza - sta pagando, ma questo non equivale - è stato specificato nell'atto di liquidazione - ad acquiescenza. L'azienda sanitaria provinciale ha rimarcato infatti il suo diritto a riavere le somme pagate in caso di esito favorevole in sede di appello.  

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