La strage di Licata rievoca la tragedia del 2011, padre Totino: "Bisogna avere memoria per non commettere gli stessi errori"
In passato, un bracciante agricolo aveva sterminato una famiglia di tre persone per dissidi legati ai terreni
Una intera comunità incredula quella di Licata per la strage odierna di contrada Safarello, una inspiegabile faida fraticida che anche riporta alla mente di molti alla mattina del 21 giugno del 2011 quando, un'altra tragedia sconvolse la comunità. Anche in quel caso una famiglia venne sterminata per la “terra”, l'assassino il bracciante agricolo Giuseppe Centorbi, anche lui di Licata nelle campagne di contrada Desusino, armato di tre pistole, così come ha fatto oggi Angelo Tardino, si recò nella proprietà della famiglia Militano, in quel caso le vittime furno tre, il capofamiglia Filippo la moglie Giuseppa Carlino e il figlio tredicenne Salvatore. L'assassino, dopo la condanna all'ergastolo in primo grado venne poi definitivamente assolto perchè ritenuto incapace di intendere e di volere.
Omicidio Militano: concluse le indagini preliminari
Sono tante le similitudini fra la strage del 2011 e quella odierna, in entrambi i casi è stata la cultura dell'odio che lascia una macchia indelebile nei familiari delle persone coinvolte. Il parroco della chiesa San Giuseppe Maria Tomasi, don Totino Licata, ai microfoni di AgrigentoNotizie ricorda il triplice omicidio del 2011 e contestualizzandolo ai fatti odierni avverte: “La cultura della memoria è fondamentale perchè dimenticare equivale a non dare continuità ai fatti. Bisogna leggere il passato per non commettere gli stessi errori”.